Secondo le previsioni, tra il 2021 e il 2025 il 5G farà aumentare il PIL europeo di un importo fino a 1 000 miliardi di euro, con un potenziale di creazione o trasformazione di posti di lavoro fino a 20 milioni, in tutti i settori dell’economia. Una nuova relazione speciale della Corte dei Conti UE, però, evidenzia che sono necessari ulteriori sforzi per risolvere le questioni di sicurezza.
Nel 2015, l’UE ha firmato una dichiarazione congiunta con la Cina sulla cooperazione strategica in materia di 5G, impegnandosi a favore della reciprocità e dell’apertura in termini di accesso ai finanziamenti per la ricerca sulle reti 5G e di accesso al mercato delle reti 5G
Nel 2017, la Cina ha adottato una legge sull’intelligence nazionale che dispone l’obbligo, per tutte le organizzazioni e i cittadini cinesi, di collaborare ai fini dell’intelligence nazionale, con tutele concernenti la segretezza.
In risposta, nel 2018 gli Stati Uniti hanno adottato misure per limitare il ruolo di numerose imprese cinesi, tra cui Huawei, un importantissimo fornitore di apparecchiature 5G. Nel marzo 2019, anche il Parlamento europeo si è detto preoccupato che i fornitori cinesi di apparecchiature 5G possano rappresentare un rischio per la sicurezza dell’UE a causa delle leggi del loro paese di origine.
È in questo contesto che l’UE ha iniziato a sviluppare iniziative nel campo della sicurezza del 5G.
Il quadro d’intervento relativo al 5G e alla sicurezza del 5G è composto sia da hard law, ossia atti normativi giuridicamente vincolanti ed aventi forza esecutiva (ad esempio, regolamenti), sia da soft law, ossia norme non vincolanti (ad esempio, comunicazioni della Commissione).
La Commissione ha affrontato la sicurezza delle reti 5G nel senso di minacce alla sicurezza nazionale ed ha dunque optato per misure di soft law, poi adottate dai co-legislatori europei. Questo è un rischio dice la Corte, poiché l’UE non può adottare misure giuridicamente vincolanti che obblighino gli Stati membri ad applicare misure uniformi di mitigazione dei rischi o che impongano obblighi aventi forza esecutiva.
La Commissione non dispone di informazioni sufficienti circa i possibili costi di sostituzione delle apparecchiature dei fornitori cinesi..
Stando a una relazione del giugno 2020, estromettere dall’UE un importante fornitore di infrastrutture 5G comporterebbe un aumento dei costi totali di investimento pari a quasi 2,4 miliardi di euro all’anno nei prossimi dieci anni (ossia 24 miliardi di euro in totale). Secondo un altro studio64, gli operatori europei stanno già affrontando il potenziamento delle reti 4G costruite tra il 2012 e il 2016, in quanto è prassi commerciale corrente revisionare e ammodernare le apparecchiature di rete che hanno più di tre o quattro anni. Secondo questo studio, il costo totale per “eliminare e sostituire” le apparecchiature aggiornabili acquistate dai fornitori cinesi a partire dal 2016 ammonterà a circa 3 miliardi di euro. La quota elevata di apparecchiature provenienti da fornitori cinesi, insieme alla loro eventuale classificazione nella categoria “ad alto rischio” in taluni Stati membri, potrebbe comportare costi di sostituzione dell’ordine di miliardi di euro se i gestori di reti mobili fossero obbligati a rimuovere e sostituire le apparecchiature dei fornitori cinesi dalle reti europee senza che venga previsto un periodo di transizione