Il giuramento bis di Mattarella. Per la nostra Fattoria del Quirinale abbiamo preso in prestito moltissime metafore animalesche. A volte ereditate dal gergo giornalistico, altre ispirate dalle spericolate vicende quirinalizie. Tutto è cominciato con l’operazione scoiattolo di berlusconiana memoria. Poi siamo passati per draghi, giraffe e marmotte. Nel giorno del giuramento, ultimo rito dell’elezione al Quirinale, finiamo con le foche. L’unico animale, e scusateci se non abbiamo trovato esempi più calzanti, capace di applaudire a comando.
55 applausi. Questo il numero di volte in cui il discorso del nuovo Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, è stato interrotto. Donne, disabilità, inclusione, giustizia, ruolo del Parlamento e il nobile concetto di dignità sono stati al centro dell’intervento. Eppure chi stava applaudendo non erano spettatori normali, ma coloro che quelle riforme sono chiamate a farle.
Eppure di riforme, per ora, si parla in maniera stanca. Sul tavolo è appena tornato il dibattito sulla legge elettorale e sulla riforma della giustizia, ricordata dal Capo dello Stato. Senza considerare che il clima non è quello dei migliori per coloro che poi, su quelle riforme, dovrebbe trovare un accordo. Vedi la guerra intestina tra Di Maio e Conte. Staremo a vedere.
Intanto, mentre al pomeriggio si applaude Mattarella, alla sera si applaude Amadeus. E ci siamo chiesti cosa avrebbe votato Mattarella, se fosse stato in giuria. Forse “Ciao Ciao” della Rappresentante di lista?