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Mattia è un ragazzino dei nostri giorni, uno di quelli che amano più di ogni altra cosa i videogiochi e che, nonostante i continui richiami dei genitori, trascorrono ore della loro giornata a cercare di terminare una delle tante “missioni” o di “sbloccare un livello” per passare al successivo. Improvvisamente si ritrova catapultato in un videogioco del tutto particolare, in cui lui stesso è protagonista di una nuova avventura.



“Ma come si fa ad aiutare tutti coloro che soffrono? È impossibile! Sono un’infinità!”

“Hai ragione, è impossibile. Ma se ognuno di noi aiutasse il proprio vicino, senza chiedere nulla in cambio, solo per il piacere di farlo, ci sarebbe meno gente in difficoltà. E poi, sai qual è la cosa più importante? Avere sempre la stima di se stessi, volersi bene e accettarsi per come si è. Ci sarebbe molto meno violenza. Sono concetti forse utopistici, ma servirebbero davvero a questa umanità così precaria, non solo nel lavoro, ma anche nei sentimenti. Chi vive nel benessere è diventato molto individualista, poco attento agli altri, questo è il male peggiore, perché poi si diventa avidi e si pensa solo a se stessi. Gli altri non contano. Ma come ti dicevo prima, siamo tutti uguali, spogliati dei nostri averi, umili corpi destinati a disintegrarsi. È triste, ma inevitabile e quindi bisogna amare ogni istante in cui il nostro respiro si diffonde in tutte le nostre cellule, rendendoci vivi e fieri di esserlo!”

Ora avevano le mani strette le une con le altre, in un gesto di grande intesa ed emozione.

Il gioco della vita di Germana Garassino, Kimerik

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