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Si sta diffondendo e approfondendo l'attenzione verso l’utilizzo di linguaggio e comportamenti inclusivi, ma questo sta facendo storcere il naso a qualcuno.

La polarizzazione delle opinioni rende difficile affrontare l’argomento a mente fredda e i media cavalcano le posizioni più estreme per catturare l’audience, generando il solito circolo vizioso che peggiora ulteriormente la situazione.

Cosa c’è di male nelle parole che usavamo fino a ieri per identificare le minoranze? L’utilizzo di termini “speciali” per certi gruppi di persone non rischia di isolarli e metterli all’indice? E, alla fine, cambiare le parole che usiamo è una buona soluzione o si rivela solo un palliativo?

In alcuni casi una ricerca quasi spasmodica del politicamente corretto può, ad esempio, offrire argomenti ad alcuni conservatori poco raccomandabili che, puntando il dito contro certe richieste che possono sembrare “esagerate”, generalizzano dicendo che se un movimento ha sbagliato in quel caso, probabilmente ha sbagliato anche tutto il resto.

SCUSATECI per la qualtià dell’audio di Gilberto, dalla prossima puntata migliorerà :)

Grazie a Iago per la sigla: ⁠⁠http://www.garbino.band⁠⁠

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