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Il podcast "Testimoni della Storia" ha ottenuto il patrocinio dello ⁠⁠Stato Maggiore della Difesa⁠⁠, con l'autorizzazione all'utilizzo del logo.

I partecipanti all'iniziativa esprimono il loro ringraziamento a SMD per aver compreso lo spirito di questo progetto.

Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, i reparti italiani di stanza nei territori occupati si trovarono in condizioni molto critiche; senza ordini precisi dal Comando Supremo, i Comandanti delle Grandi Unità si regolarono secondo le circostanze e le forze sul campo, con i tedeschi che ne volevano l’internamento e i partigiani locali che ne richiedevano le armi e/o il passaggio nelle loro file. In particolare i Carabinieri: dal lato nazista venivano identificati con la Monarchia e quindi nemici giurati; per i partigiani spesso erano percepiti e odiati come il simbolo dell’invasore fascista. Poi, soprattutto nei Balcani, a volte furono accolti con entusiasmo nelle formazioni partigiane (è il caso dei 500 carabinieri della Divisione “Garibaldi”, che combatterono in Jugoslavia insieme alle Brigate partigiane contro i nazisti), altre volte furono vittime di azioni efferate da parte di quelle. E’ il caso della cosidetta “Colonna Gamucci”.

In Albania, il Comando della IX Armata italiana trattò la resa con i tedeschi, che ne decisero il concentramento a Bjtola, importante snodo ferroviario in Bulgaria, per il successivo internamento. Una delle colonne di marcia della Grande Unità era costituita da circa 1000 carabinieri e 1200 tra finanzieri e soldati dei vari Servizi di Presidio, agli ordini del colonnello Giulio Gamucci, già Comandante della Legione Carabinieri Reali di Tirana. Il movimento, a piedi, iniziò il 19 settembre 1943.

Già il 20 la testa della colonna fu attaccata dai partigiani che catturarono circa 400 uomini, poi il 24, poco distante dal centro-tappa di Elbasan, fu la volta della retroguardia e 200 militari, tra i quali circa 120 carabinieri con lo stesso colonnello Gamucci vennero isolati e presi prigionieri. Scortati dagli albanesi al comando del tenente colonnello Kadri Hoxha, i nostri furono avviati in montagna su sentieri impervi e, dopo una dura marcia, il 2 ottobre raggiunsero la base partigiana sull’altopiano di Cerminika, punto di concentramento dei molti prigionieri italiani.

A questo punto il colonnello Gamucci, con 19 ufficiali (8 carabinieri), fu trasferito nel villaggio di Sdramish, donde il 20 ottobre fu prelevato e riportato a Cerminika dov’erano 111 dei suoi carabinieri che furono tutti disarmati e avviati, ufficialmente per unirsi ai partigiani, verso la città di Burreli, sede il Comando albanese del colonnello Xelal Staraveska e dove non arrivarono mai. Infatti nel pomeriggio del 20, dopo tre ore di marcia, in una radura alle pendici del monte Panit vennero legati a coppie, condotti in 5 gruppi per vie diverse all’interno dell’attiguo bosco e fucilati. I loro oggetti personali e i capi di vestiario ed equipaggiamento furono distribuiti tra i partigiani. Poi subiranno la stessa sorte anche gli 8 ufficiali dei Carabinieri che si trovavano a Sdramish.

Emerse successivamente che la decisione di eliminare i Carabinieri fu presa direttamente dal Movimento di Liberazione Nazionale albanese, appunto per odio verso quello che, nella loro mente, rappresentava l’Arma.             


Testo e voce a cura di Vincenzo Pezzolet. Produzione Flavio Carbone.
“Testimoni della Storia” è una iniziativa che vede la partnership di giornidistoria.net e storiadeicarabinieri – il podcast (⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠qui tutti i contatti⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠), insieme ad alcuni volontari che hanno aderito al progetto. La ⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠Società Italiana di Storia Militare – SISM⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠ e l’⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠Associazione Nazionale Reduci dalla Prigionia, dall’Internamento e dalla Guerra di Liberazione– ANRP⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠ hanno concesso il proprio patrocinio.

Credits per la musica: ⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠The Descent di Kevin MacLeod⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠ (CC BY 4.0) e Price of freedom di ⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠Daddy_s_Music⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠ from ⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠Pixabay⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠.