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Il podcast "Testimoni della Storia" ha ottenuto il patrocinio dello Stato Maggiore della Difesa, con l'autorizzazione all'utilizzo del logo.

I partecipanti all'iniziativa esprimono il loro ringraziamento a SMD per aver compreso lo spirito di questo progetto.


Rodolfo Betti Il sacrificio della gioventù.

E’ la combinazione di due sentimenti, uno collettivo l’altro individuale, che spinge il tenente del Servizio di Amministrazione Rodolfo Betti ad immolare, sotto il fuoco criminale del nemico, la sua giovane vita (aveva appena 23 anni essendo nato a Perugia nel 1920) durante i tragici fatti accaduti in Albania dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943.

Il sentimento “collettivo” è quello del cameratismo per il quale ci si sente affratellati a coloro che appartengono alla stessa Unità e con cui si condivide un medesimo destino, l’altro è il coraggio che ha la sua radice etimologica in “cor” che notoriamente in latino vuol dire “cuore”. Sono sentimenti che appartengono a tutti i soldati, indipendentemente dal loro grado o funzione: il sacrificio di Rodolfo Betti lo testimonia. In ogni tempo e in ogni luogo il cameratismo e il coraggio sono fondamentali per ben operare e riuscire ad essere sempre fedeli al giuramento prestato davanti alla Bandiera, ai commilitoni e al Comandante, che di questi valori è il custode. A questo guardò il Tenente Betti quando si mosse coraggiosamente verso il nemico. Non si sentì di sopravvivere al vile eccidio del proprio comandante, colpevole agli occhi del nemico di dignità e coscienza di sé. 
La motivazione della Medaglia d’Oro al Valor Militare concessa alla memoria al Tenente Rodolfo Betti ne rende imperituro ed esemplare per tutti il gesto.

Direttore dei conti, dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 partecipava valorosamente con il proprio reggimento alla guerriglia contro i tedeschi.

Catturato insieme ad altri ufficiali, venne escluso, perché appartenente ai servizi, da coloro che dovevano essere fucilati per la resistenza opposta ai nazisti.

Presente alla strage dei propri colleghi, non resistette al pensiero di poter sopravvivere alla immane tragedia e, portatosi con energica fierezza avanti a tutti, prese il posto di altro ufficiale gridando ai massacratori: «Voglio cadere dove è caduto il mio Colonnello».

Nel momento in cui cadeva crivellato dal piombo tedesco trovava ancora la forza di gridare «Viva l’Italia!». Fulgido esempio di sacrificio, di dedizione al dovere e di amor di Patria. Monte Gallarate (Albania), ottobre 1943.

Testo e voce a cura di Franco Di Santo. Produzione Flavio Carbone.
La prossima puntata è dedicata alla figura di Domenico Baffigo a cura di Leonardo Merlini. 

“Testimoni della Storia” è una iniziativa che vede la partnership di giornidistoria.net e storiadeicarabinieri – il podcast (⁠⁠⁠qui tutti i contatti⁠⁠⁠), insieme ad alcuni volontari che hanno aderito al progetto. La ⁠⁠⁠Società Italiana di Storia Militare – SISM⁠⁠⁠ e l’⁠⁠⁠Associazione Nazionale Reduci dalla Prigionia, dall’Internamento e dalla Guerra di Liberazione– ANRP⁠⁠⁠ hanno concesso il proprio patrocinio.

Credits per la musica: ⁠⁠⁠The Descent di Kevin MacLeod⁠⁠⁠ (CC BY 4.0) e Price of freedom di ⁠⁠⁠Daddy_s_Music⁠⁠⁠ from ⁠⁠⁠Pixabay⁠⁠⁠.