“Grazie alla storia costruiamo chi siamo, aggiungiamo mattoni alla nostra esistenza, comprendiamo meglio le nostre radici, riusciamo ad andare in profondità”.
Queste sono le parole del nostro ospite di oggi, Giorgio Uberti. Public historian è forse il modo migliore per definirlo, ma è anche scrittore, divulgatore scientifico, Vicepresidente dell’Associazione PopHistory ETS con sede a Modena, autore di numerose pubblicazioni storiche legate alla città di Milano e curatore di archivi, tra cui quello dell’artista Rachele Bianchi.
Secondo Uberti, la storia inizia quando la cronaca finisce e le da spazio; è essenziale trattare la storia con il pubblico e per il pubblico. Deve esistere questa contaminazione, anche per riuscire a raccontare quelle che vengono più comunemente definite “storie minime”: i racconti della gente, che non si trovano sui libri e parlano di fatica, lavoro, sacrificio.
Da grande appassionato di storie e scandali che aleggiano sopra la città di Milano, Giorgio Uberti ha parlato della città esposta in modo naturale al malaffare. Basti pensare agli scandali della Galleria Vittorio Emanuele: risalgono all’Ottocento e uno tra questi guarda la scoperta che gli edifici della Galleria sono un piano più alti di quanto previsto dal progetto originale, un accordo segreto preso tra il sindaco di allora e la società costruttrice inglese.
Molti documenti si trovano negli archivi: questi aggiornano il presente, convivono con noi, ci arricchiscono e il poter essere creati da ogni entità esistente li rende universali.