In occasione del 12 dicembre, data della strage di Piazza Fontana del 1969, ospitiamo Fortunato Zinni superstite di quell'orribile strage. All'epoca giovane impiegato di 29 anni della Banca Nazionale dell'Agricoltura, Zinni racconta come la sua vita cambiò radicalmente quel giorno.Fortunato descrive i momenti immediatamente precedenti l'esplosione, quando fu chiamato via dal salone per firmare un comunicato in qualità di presidente della commissione interna dei lavoratori. Fortunato si troverà quindi all'ammezzato (a circa dieci metri dal centro del salone) al momento del "grande boato". Zinni ricorda il buio immediato e la sensazione che si prova ad assistere a un'esplosione così ravvicinata, che gli causò la perdita permanente dell'udito all'orecchio destro.Una volta tornato nel salone, capì immediatamente cosa fosse successo a causa di un odore che conosceva bene fin dalla sua infanzia: l'odore di esplosivo e di "carne umana bruciata" (l'odore delle mandorle bruciate). Su incarico del direttore, Fortunato Zinni stilò l'elenco dei tredici morti nel salone, riconoscendo personalmente molte delle vittime, persone con cui aveva condiviso la vita lavorativa per anni.Zinni sottolinea l'importanza di continuare a raccontare la storia di Piazza Fontana, che definisce "figlia di un dio minore", perché è rimasta una strage impunita. Sebbene la verità storica sia stata individuata, individuando una matrice neofascista, manca ancora una verità giudiziaria. L'ospite, autore del libro *Piazza Fontana nessuno è stato* e *L'ingiusta giustizia Cari studenti vi racconto la strage impunita di Piazza Fontana*, insiste sulla necessità di chiedere giustizia, poiché il comportamento delle istituzioni, con le loro menzogne e i depistaggi, ha contribuito alla "sfiducia radicale dei cittadini verso le istituzioni"."Questa strage è diventata una strage che si adatta ai voleri dei palazzi del potere, cioè passare all'oblio. Io non sono d'accordo".