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Bitcoin è un problema globale.

Il giudizio è tranchant. Senza troppi giri di parole Katrín Jakobsdóttir, Primo Ministro dell’Islanda da novembre 2017, si è scagliata recentemente contro Bitcoin e, più nello specifico, contro il mining.

Il premier islandese è leader dal 2013 del Movimento Verde-Sinistra, partito che si concentra su politiche socialiste e ambientaliste. Il 23 marzo scorso Jakobsdóttir ha parlato al Financial Times, dichiarando che il Paese dovrebbe acquisire più indipendenza agricola e, per qualche ragione, anche disincentivare il mining di bitcoin.

Il legame tra i due temi appare quasi inesistente, ma il dibattito sull’agricoltura - non proprio agevole in un Paese ricoperto in larga parte da ghiacciai - ha costituito un pretesto per il premier per bersagliare una delle industrie più floride della nazione.

Nonostante le mining farm presenti sul territorio costituiscano meno dell’1,5% dell’hashrate globale, l’Islanda è il Paese con il maggior hashrate per cittadino, anche per via della bassissima densità di popolazione: 3 abitanti per km2.

Il Primo Ministro ha aggiunto:

La preziosa elettricità rinnovabile dovrebbe essere riassegnata dai data center alle abitazioni e ad altre industrie. La priorità è il fabbisogno energetico dei 375.000 cittadini islandesi.



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