Unanime, istintiva, emotiva, sempre irrazionale e spesso violenta: che si tratti di assembramenti politici, religiosi o ludici, nella folla l’individuo si fonde con gli altri, forma un corpo unico e gigantesco. «Gli uomini nella folla si sentono una cosa sola» scrive Elias Canetti. Parlare di folla significa automaticamente criticare la democrazia? È possibile pensare la folla non solo in modo negativo? In che modo la folla trasforma la politica e noi stessi?
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