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Care amiche e cari amici,questa domenica “Letture” è interamente dedicata alla Turchia.

Molti di voi sanno come la penso (e non da ora) su Recep Tayyip Erdoğan, un “dittatore” del quale l’Europa deve provare a non avere più bisogno.

È lo stesso Erdoğan che da molti, troppi anni reprime il popolo curdo. Quel popolo che ha combattuto e continua a combattere contro il terrorismo islamista.

Cinque anni fa, quando ero presidente della Toscana, consegnai a Kosrat Rasul Alì, il “Leone del Kurdistan”, il Pegaso d’Oro, la massima onorificenza della Regione. Era un modo per ricordare come il coraggio e l'energia del popolo curdo sono stati il principale argine all'orrore e alla barbarie del sedicente Stato islamico. Non dovremmo mai dimenticarlo.

Ma torniamo a Erdoğan. In questi ultimi cinque anni l’Europa ha creduto di trarre vantaggi nei rapporti con la Turchia usando il realismo e i finanziamenti. In questo modo ha finora ottenuto solo risultati negativi.

Erdoğan viola i diritti umani, entra con prepotenza nel Mediterraneo e in Libia, umilia la massima rappresentante dell’Unione europea.

Noi europei abbiamo delegato gli affari sporchi sull’immigrazione all’autocrate turco e siamo disposti non solo a pagare ma anche a farci umiliare rinunciando ai nostri principi, tra cui la parità tra uomo e donna. Così rinneghiamo noi stessi e la nostra storia migliore.

Infine, che senso ha un’Europa che si fa rappresentare da due esponenti? È il solito conflitto tra Europa federale e Europa intergovernativa. Allora è chiaro: Charles Michel non solo è un maleducato ma è anche di troppo. Dopo quello che è accaduto ad Ankara farebbe bene a dimettersi.

Le Agorà. Voci dal campo progressista

Prima di lasciarvi alla rassegna, vi segnalo che mercoledì 14 aprile dalle ore 15.00 ci sarà la presentazione del Manifesto Le Agorà. Potrete seguirlo in diretta sul mio profilo Facebook e su quello delle Agorà.

Abbiamo voluto dare voce a tante e tanti per contribuire ad un dibattito culturale, per la costruzione ed il rilancio politico ed ideale del campo democratico e della sinistra. Siamo convinti che c'è bisogno del pluralismo delle idee e di proposte concrete.

Non siamo una corrente di partito ma un’area politico e culturale della sinistra. Non nutriamo nostalgia per il passato ma siamo consapevoli della necessità di ricondurre la sinistra ai suoi principi, alle sue ragioni fondamentali. La nostra ispirazione è chiara: nel socialismo e nel cristianesimo. Nel socialismo per la capacità che ha avuto e deve ritrovare di inserire nello ‘stato democratico’ come cittadini consapevoli milioni di esclusi e di lavoratori. Nel cristianesimo per il richiamo al valore della persona e per la visione critica del mondo in cui viviamo su temi come ambiente, immigrazione e tutela dei più deboli.

Buon ascolto, buona lettura e buona domenica,Enrico

Per aprire gli articoli, cliccate sul titolo sottolineato. Per alcuni potrebbe essere necessaria la registrazione (gratuita) come nel caso del Manifesto.

Mamma li turchi, ma «i dittatori ci servono»Alberto Negri, Il Manifesto

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La realtà è che Stati uniti ed Europa nel Mediterraneo e in Medio Oriente hanno lasciato in questi anni un vuoto riempito dal “reis” turco e dalla Russia ma adesso ci vuole un «ritorno all’ordine», alla nuova guerra fredda decretata dalla coppia Biden-Blinken. E Draghi esegue

All’Unione europea serve una diplomazia più autorevolePierre Haski, France Inter

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È evidente che sia necessario ancora molto lavoro per professionalizzare la diplomazia europea

La Turchia di Erdoğan: cambi di paradigma storiciAlberto Mariotti, Pandora Rivista

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Quella tra Repubblica di Turchia e stati europei è una storia di relazioni relativamente recenti, sebbene con origini profonde.

La Turchia tra neottomanesimo e islamonazionalismoFrancesca Piazza, ItalianiEuropei

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Il 2023, primo centenario della nascita della Repubblica di Turchia oltre che scadenza elettorale per la terza elezione diretta del presidente della Repubblica, è il prossimo traguardo al quale guarda la vicenda politica e personale dell’attuale capo dello Stato e dell’esecutivo turco, Recep Tayyip Erdoğan.

La Turchia bandisce la Convenzione di Istanbul. Ecco cosa vuol direMaria Concetta Tringali, Il Sole 24 Ore

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La Convenzione di Istanbul stracciata dalla Turchia a dieci anni dalla firma. Sembra un brutto gioco di parole, quasi un ossimoro in termini di geopolitica.

Come siamo arrivate alla Turchia di ErdoğanZehra F. Kabasakal Arat, In Genere

Tempo di lettura: 8 minuti

Zehra F. Kabasakal Arat, docente di Scienze politiche all'Università del Connecticut, ripercorre le ideologie e le politiche che hanno portato alla Turchia di Erdoğan e del suo partito fortemente maschilista, eppure salito al potere proprio grazie al sostegno delle donne.

Un accordo contro le persone: i primi cinque anni del patto con la Turchia dei governi europeiLuca Rondi, Altraeconomia

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Risale al marzo 2016 la “dichiarazione” tra Turchia e Stati dell’Unione europea per bloccare migranti e rifugiati. “Uno di quei casi in cui la volontà politica di procedere in una direzione ha prevalso sulla tutela dei diritti”, spiega la professoressa Chiara Favilli. Ecco com’è andata

Istanbul: modernizzazione e gentrificazioneGiovanna Loccatelli, Pandora Rivista

Tempo di lettura: 5 minuti

Per capire la Turchia oggi, bisogna fare un passo indietro.

Italia-Turchia. Un nuovo canale per Istanbul e noiDario Fabbri, Limes

L’immagine di anteprima è una rielaborazione di una foto di iwishmynamewasmarsha, distribuita con licenza CC BY-NC 2.0

La musica di sottofondo è Forgotten by Rafael Archangel, pubblico dominio



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