Care amiche e cari amici,
ormai è più di un mese che siamo impantanati nella crisi di governo. Non mi addentro nel disegnare ipotesi e scenari perché in queste ore la partita per formare un nuovo esecutivo è tutta aperta. Come sapete, dopo le dimissioni di Conte la palla è passata al presidente della Repubblica che dovrà verificare l’esistenza o meno di una maggioranza e valutare la sua solidità nelle aule parlamentari. Il calendario del Quirinale ci dice che domani, venerdì, si concluderà il primo giro di consultazioni.
Spero si faccia presto. Non possiamo perdere altro tempo in chiacchiere politiciste quando dovremmo discutere dei problemi del Paese, delle vaccinazioni, dei piani di rilancio, di Next Generation EU.
Sulle questioni del governo tornerò più avanti.
Parliamo del vaccino. Oggi nella nostra trasmissione a Controradio (sopra trovate il podcast) ne abbiamo discusso a lungo con Cesare Fassari, direttore responsabile di Quotidiano Sanità. Vi invito ad ascoltarlo (e a leggerlo) perché la sua è una delle voci più autorevoli e preparate nel panorama dell’informazione sanitaria in Italia.
Io sono convinto che il governo della pandemia deve essere su scala mondiale e passare nelle mani dell’OMS, l’Organizzazione mondiale della Sanità. È inutile parlare di immunità di gregge se questa non sarà raggiunta in tutto il mondo. La pandemia non conosce i confini degli Stati e ignora i brevetti. La lotta al Covid-19 deve diventare un obiettivo comune e come tale uscire dalle logiche nazionali. Finché non ci metteremo in questa ottica, la nostra sarà una lotta impari. Con il rischio che il virus continui a mutare in diverse parti del pianeta, a cominciare da quelle zone dove il vaccino arriverà con grandi ritardi.
Questa mattina mi ha colpito un articolo di Enrico Bucci apparso sul Foglio. Scrive Bucci:
“Ogni nazione pensa al suo piccolo gregge locale, credendo di potere raggiungere un equilibrio accettabile attraverso l’endemizzazione del virus; ma questo, ovviamente, non funziona dopo che un virus ha già raggiunto una diffusione locale, sicché in un dato paese o in un dato continente si può avere una continua pressione epidemica da parte dei paesi o dei continenti confinanti”.
Poi Bucci si domanda: “qual è il rimedio?”.
“Come sempre, la ricerca scientifica. Dopo una prima, ragionevole selezione di quelle porzioni di virus che davano la maggior risposta immune nei pazienti, selezione che ha fornito i vaccini della prima generazione, si stanno intanto studiando altri tipi di vaccini, basati su porzioni di virus molto meno soggette a mutazione – nella speranza che anche queste riescano a indurre una robusta risposta immune, se utilizzate per formulare dei vaccini. Se e come ce la faremo non è noto; tuttavia, sappiamo già oggi che potremo almeno provare a inseguire anche le varianti mutanti che dovessero emergere da popolazioni non vaccinate o da popolazioni mutate attraverso la rapida formulazione di nuovi vaccini a Rna, con una velocità prima impensabile; dunque la speranza di essere ancora in grado di fronteggiare questo virus è piuttosto alta, a dispetto delle mutazioni che stanno emergendo – sempre se non esageriamo nella disparità di accesso al vaccino fra nazioni e continenti diversi”.
Infine una nota sullo scontro frontale tra alcune multinazionali del farmaco e l’Unione europea e sui ritardi nelle consegne dei vaccini.
Non è possibile che queste multinazionali possano ricattare un’istituzione votata da 500 milioni di cittadini. Questa umiliazione della politica è anche umiliazione della democrazia. Stiamo parlando di vita e di morte delle persone. Di fronte a questo non è accettabile che il potere economico di una multinazionale, detenuta da gruppi finanziari, abbia così tanta forza da schiacciare la politica. Il tema del rapporto tra economia e politica non è nuovo ma in questi tempi di pandemia, come suggerisce anche la Chiesa, è necessario intervenire.
Chiudo tornando sulla politica e la crisi di governo.
A mio parere dobbiamo mantenere l’asse tra il Partito Democratico, il Movimento 5 Stelle e Liberi e Uguali. Se dovessimo andare a elezioni anticipate, questa è l’unica alleanza che realmente può rappresentare un’alternativa alla destra estrema rappresentata da Salvini e Meloni. Una destra antieuropeista, di stampo trumpiano e amica di Orban. Sarebbe davvero singolare se Renzi decidesse di fare governi tecnici o di larghe intese con gli amici dei peggiori regimi illiberali europei. Capisco che il leader di Italia Viva non voglia allargare il perimetro della maggioranza per rimanere decisivo, continuando così ad esercitare il suo potere di ricatto nella coalizione. Ma sarebbe davvero assurdo aver fatto nascere il governo giallo-rosso per escludere la destra antieuropeista dal governo e ora lavorare per rimetterla in gioco.
Ieri Nicola Zingaretti alla Direzione nazionale del Partito Democratico (qui il suo intervento) ha detto di puntare sul Conte ter perché è un punto di equilibrio tra le forze della coalizione. Il segretario del PD ha inoltre riaperto a Italia Viva, specificando che nel giudizio di inaffidabilità non c’era nulla di personale ma solo l’espressione di “legittimi dubbi per il futuro”. Insomma, è lo sforzo di essere responsabili fino in fondo per evitare l’avventura delle elezioni, non ponendo veti e mettendo tutti alla prova. Staremo a vedere.
Un caro saluto,Enrico
Ieri era il Giorno della Memoria. La senatrice Liliana Segre più volte ha detto: “Non ho mai perdonato, non ho mai dimenticato”. Se avessero vinto il nazismo e il fascismo, l’Europa e il mondo si sarebbero trasformati in una dittatura feroce, in un immenso lager dominato dalla paura e dalla violenza.
Oggi quelle ideologie, che parevano sconfitte per sempre, si stanno rigenerando proponendo le stesse idee aberranti, parlando lo stesso linguaggio dell’odio contro gli ultimi, della sopraffazione dei diversi, del razzismo e del nazionalismo, della riduzione della persona a strumento. E in questo modo conquistano consensi sempre più ampi.
Non perdonare e non dimenticare significa sia interrogare la propria coscienza sull’effettivo impegno personale per il rispetto dei valori umani e della fratellanza sia saper riconoscere e combattere con le armi della democrazia, ma con determinazione e coraggio, le forme nuove del nazifascismo che apertamente tornano a palesarsi.
Il giorno della memoria ci chiama in causa come persone e come cittadini, ci chiede di prendere posizione e di agire perché il disumano non si estenda ancora di più sul presente della nostra società e sul nostro futuro.