Care amiche e cari amici, innanzi tutto buon anno! Sopra trovate il podcast della trasmissione di oggi a Controradio. Ovviamente abbiamo parlato di Stati Uniti e di quello che è accaduto ieri a Washington.
Rispetto a questa mattina, un solo aggiornamento: poche ore fa, alle 9:38 italiane, il Congresso ha finalmente proclamato Joe Biden e Kamala Harris presidente e vicepresidente degli Stati Uniti. Biden e Harris giureranno il 20 gennaio.
Ieri sera negli Stati Uniti è accaduto quello che nessuno avrebbe potuto immaginare. Dopo una notte di fuoco con 4 morti, 13 feriti e 52 arresti, è finito l’assalto a Capitol Hill, cuore della democrazia americana. Un assalto che è stata diretta conseguenza delle parole eversive che Donald Trump non ha mai smesso di pronunciare dal giorno in cui ha perso le elezioni presidenziali. E che ha continuato a ripetere anche ieri ad attacco in corso. La sua responsabilità su quanto è accaduto è pesantissima.
I trumpisti nostrani, Salvini e Meloni in testa, dovranno spiegare chiaramente agli italiani cosa veramente pensano di questo (ex) presidente che fino all’ultimo ha lisciato il pelo ai terroristi che ieri notte hanno devastato e occupato il Congresso. Questa volta non bastano un tweet o due righe di dichiarazione. I sovranisti di casa nostra prendano seriamente e velocemente le distanze da questo eversore.
Ad ogni modo, sbaglieremmo a considerare quella di ieri una “carnevalata”. I fatti sono molto chiari. Ieri una folla composta da estremisti di destra, suprematisti bianchi, ultraconservatori e complottisti di vario genere era a Washington, chiamata da Trump, per contrastare l’esito di un’elezione democratica. Nel giro di poco tempo il raduno si è spostato verso il Congresso e centinaia di persone sono incredibilmente riuscite a sfondare i cordoni di polizia e a occupare aule e uffici. Alcuni imbracciavano armi automatiche, altri bastoni e manganelli. Non entro nel merito delle misure di sicurezza che erano state previste per questo evento ma evidentemente qualcosa non ha funzionato. Basta vedere quali furono gli schieramenti delle forze di polizia in occasione di precedenti manifestazioni a Washington, come ad esempio il corteo di Black Lives Matter di qualche mese fa.
Il sistema democratico americano, che al mondo è sempre parso solido, ieri ha rivelato la sua vulnerabilità. Oggi gli Stati Uniti sono un Paese diviso, in cui si contrappongono valori profondamente diversi. E c’è un Presidente, in carica fino al prossimo 20 gennaio, che di fronte alla sconfitta si comporta da sovversivo, aizzando la parte più fascistoide e razzista della società americana. In queste ultime ore Donald Trump sembra voler gettare acqua sul fuoco, parlando di transizione ordinata. Ma è impossibile dimenticare le parole delle settimane scorse e il comportamento tenuto ieri.
Oggi più che mai dobbiamo sottolineare che il populismo è nemico della democrazia e deve essere combattuto con fermezza negli USA e nelle sue varie versioni in tutto il mondo, anche in Europa e in Italia.
Perché se è accaduto negli Stati Uniti, potrebbe accadere anche dalle nostre parti.
Per l’ennesima volta, la storia ci dice che la democrazia va in crisi se non è capace di includere e mediare in funzione della tutela dei più deboli.
Buona serata, Enrico