Oggi parliamo di lotta al Covid-19, vaccini e populismo, abolizione della pena di morte, carcere. Buon ascolto e buona lettura. Qui come sempre trovate il podcast della trasmissione che conduco con Raffaele Palumbo ogni giovedì alle 9.05 su Controradio.
La lotta al Covid-19 sarà ancora lunga, serve grande prudenzaIn Italia c’è una grande spinta a riaprire, riaprire e riaprire. Io dico: attenzione. Certo, qualche allentamento sarà possibile, i numeri sono migliori rispetto alle scorse settimane. Ma non dobbiamo dimenticare che questi risultati sono stati possibili solo grazie alle misure restrittive decise dal governo e ai sacrifici di milioni di italiani. Mollare adesso sarebbe estremamente rischioso, potremmo andare incontro a una terza ondata e a una pericolosa saldatura tra la classica influenza e la pandemia da Covid-19. Un fatto che dobbiamo assolutamente scongiurare perché metterebbe a rischio la tenuta del servizio sanitario e indebolirebbe le nostre possibilità di risposta. Quindi, più che prospettare un Natale “movimentato”, è meglio continuare a puntare su misure di precauzione e cautela. E non facciamoci illusioni sul vaccino: le notizie di questi giorni possono indurci a pensare che tutto sia ormai alle nostre spalle. Non è così, la strada sarà ancora lunga. Quando avremo il vaccino ci vorranno mesi per arrivare a una copertura del 70% della popolazione.
Il vaccino e la propaganda di Boris JohnsonIl nazionalismo populista gioca brutti scherzi anche all’Inghilterra del conservatore Boris Johnson. Per dimostrare che sono più bravi degli altri e che hanno fatto bene a lasciare l’Unione europea, decidono di distribuire il vaccino senza aspettare verifiche e procedure dell’Agenzia europea per i medicinali (di cui ancora il Regno Unito fa parte). Peccato che si tratti solo di 200.000 dosi. Una mossa di mera propaganda, praticamente inutile sul piano sanitario. Questa ottusità e strumentalizzazione politica del vaccino è tipica oltre che di Johnson anche di Putin e di Trump, veri campioni – si fa per dire - della democrazia liberale e del rispetto dei diritti dei cittadini. Pensate che sulla stampa conservatrice e antieuropeista inglese c’è stato addirittura chi ha messo la foto di Churchill con il simbolo della vittoria. Chissà, se fosse vivo, cosa penserebbe il grande leader che unì il mondo per battere il nazismo. Dico questo con senso di dolore perché gli inglesi sono stati e sono un grande popolo democratico. Naturalmente anche noi non ci facciamo mancare nulla: ieri Salvini elogiava Boris Johnson dicendo che il governo inglese è più bravo del nostro. Pensate cosa ci sarebbe accaduto se lui fosse stato al governo. Vengono i brividi.
"Ma cosa è la pena capitale, se non il più premeditato degli omicidi a cui nessun atto criminale, quantunque calcolato, può essere comparato".
Albert Camus
Per l’abolizione della pena di morte nel mondoSecondo Amnesty International, nel 2019 le esecuzioni capitali sono diminuite rispetto all'anno precedente. Ma le statistiche non comprendono le migliaia di condanne a morte comminate in Cina e fa riflettere che nell'ultimo anno Trump ha ordinato ben 8 esecuzioni capitali con la pretesa, inedita per un presidente statunitense sconfitto, di aggiungerne altre tre prima della fine del suo mandato. Mi sembra che, sulla spinta del populismo sovranista, sia molto forte nel mondo la tendenza a scommettere sulle paure e le insicurezze, proponendo il ritorno alle esecuzioni capitali come soluzione semplice ed efficace. Anche la stessa Europa deve sopportare Orban, Salvini e Le Pen che si richiamano a Trump perché “sa come si fa”. Fortunatamente nel mondo ci sono anche tante voci che ci ricordano come l’abolizione della pena di morte sia un obiettivo fondamentale per il progresso dell’umanità. Non più tardi di tre giorni fa Papa Francesco ha aderito, con parole nettissime, all'incontro internazionale della Comunità di Sant'Egidio (#stand4humanity #nodeathpenalty), in occasione della giornata mondiale "Città per la vita, città contro la pena di morte".
Una battaglia, quella per l’abolizione della pena di morte, che ha trovato in Francesco un fondamentale punto di riferimento. Fu proprio Bergoglio due anni fa a cambiare un paragrafo del Catechismo per dichiarare inammissibili le esecuzioni capitali.
Sulle carceri prendiamo esempio da Aldo MoroQuesto discorso sulla pena di morte ci conduce all’ultimo argomento di oggi, il carcere e le condizioni di vita negli istituti di pena. Il populismo, lo sappiamo, liscia il pelo alle paure dei cittadini, le strumentalizza. In Italia, nonostante gli omicidi e i reati gravi siano in diminuzione da anni, si tende sempre a riproporre le solite ricette, a spingere il dibattito pubblico sul giustizialismo e sull’inasprimento delle pene. Lo si fa perché è un messaggio che produce sempre consensi sul piano elettorale. Ma che lascia immutati tutti i problemi. Oggi chi fa politica dovrebbe prendere esempio da Aldo Moro. Il grande statista democristiano aveva infatti la consuetudine di visitare le carceri e di confrontarsi con quell’universo. Non dobbiamo mai dimenticare che la rieducazione del condannato è uno dei principi fissati nella nostra Costituzione, un principio su cui si fonda la civiltà giuridica europea del nostro tempo. Bisogna abbandonare l’idea, profondamente di destra, che la pena sia risolutiva delle questioni sociali. Una società si misura dalla qualità delle sue carceri e dovrebbe puntare a ridurre il sovraffollamento e garantire adeguata tutela sanitaria a chi è costretto in cella.
Buona serata,Enrico Rossi
P.S.
Come alcuni di voi sapranno, Nicola Zingaretti mi ha conferito l’incarico di commissario del Partito Democratico in Umbria. Ho il compito di dare un supporto al PD umbro verso il congresso, dopo le sconfitte subite in tante città e alle elezioni regionali. È un incarico che mi entusiasma, di cui ringrazio il segretario nazionale.