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Care amiche e cari amici,in questa newsletter trovate l’ultima puntata di questa stagione del “Signor Rossi”, la trasmissione che conduco ogni giovedì con Raffaele Palumbo su Controradio di Firenze (sopra, come di consueto, il podcast).

Oggi con Ivan Cavicchi, filosofo della medicina e sociologo, abbiamo parlato di sanità, diritto alla salute e pandemia. Vi invito ad ascoltare cosa ha detto in trasmissione perché la sua voce è un riferimento importantissimo per tutte e tutti noi.

Da troppo tempo la sinistra ha rinunciato a pensare il tema della sanità e della salute come parte organica delle vicende economiche, sociali e politiche di un Paese.

E questo ha portato la sinistra a fare solo piccole riforme illudendosi di fare meglio e di aggiustare l’esistente. Ma in realtà ha riprodotto le contraddizioni che stanno all’interno dello stesso sistema sanitario. Sistema, sia ben chiaro, che è la più grande infrastruttura sociale mai creata nella storia della nostra repubblica. Oggi, come suggerisce Cavicchi, occorre pensare a una riforma più profonda, discutere dei fondamentali, a partire - ad esempio - dal tema della prevenzione.

Dice appunto Cavicchi:

La pandemia ha smascherato tutte le criticità del sistema sanitario pubblico, quelle vecchie e quelle nuove. La prevenzione è una di queste. Il nostro sistema di prevenzione - che è uno dei primi in Europa - è stato praticamente travolto dalla pandemia, l’argine non ha tenuto. La prevenzione è stata la prima vittima della pandemia. Questo è dipeso dal graduale scollamento tra società e sistema sanitario, aggravato dall’applicazione di scelte spesso troppo astratte e disallineate dalle trasformazioni ed evoluzioni demografiche, territoriali e sociali del nostro Paese. Anche per questo ci siamo fatti trovare impreparati. Non è stato più sufficiente continuare a maneggiare la produzione di salute, benessere e protezione sociale con la logica prevalente dell’efficienza economica. Una logica che non sempre è in grado di assicurare la prevenzione di rischi come quello dell’emergenza in corso. Se invece funziona la prevenzione proteggiamo la società, proteggiamo i cittadini, proteggiamo l’economia. L’idea che c’è dietro alla prevenzione è entrata in crisi e credo che un cambiamento importante sia aggiornare l’idea di tutela per aggiornare l’idea di prevenzione.

Ma Ivan mette a fuoco anche un altro tema, tutto interno al nostro campo:

Il concetto di salute nella cultura della sinistra coincide con il concetto di emancipazione.

Si è in salute, si fa salute se ci si emancipa dagli svantaggi: da quelli ambientali, di reddito, dalle disuguaglianze. La salute è emancipazione. Per governare la salute ci vuole un pensiero di emancipazione cioè di governo delle complessità sociali ed economiche. Nella sinistra questo pensiero di governo è un po’ mancato e sulla sanità si è limitata ad amministrare al meglio le risorse che aveva.

Non vado oltre e vi invito ad ascoltare il podcast di questo giovedì dove troverete altri spunti, spero interessanti per tutte e tutti noi.

Vi segnalo l’ultimo libro di Ivan Cavicchi, “La sinistra e la sanità”, uscito per Castelvecchi. Lo trovate in libreria e sul sito della casa editrice.

Chiudo con alcune considerazioni sui vaccini e i brevetti.

Il Parlamento europeo ha approvato per un solo voto una mozione che chiede di sospendere i brevetti sui vaccini anti Covid. Hanno votato contro Fratelli d’Italia della Meloni e Forza Italia, la Lega di Salvini si è astenuta.

La destra nostrana, a discorsi vuole essere per il popolo, nei fatti sta con il grande capitale e le case farmaceutiche.

Tutti, ormai hanno chiaro che togliere la proprietà intellettuale sui vaccini può aiutare a produrne di più e a vaccinare quanto più possibile esseri umani, come unica garanzia contro le varianti del virus per tutelare la salute di tutti.

Biden si è espresso a favore della rinuncia alla proprietà intellettuale.Resistono invece su posizioni contrarie, per ragioni di profitti, le multinazionali farmaceutiche, incredibilmente sostenute da tutta la destra europea e dalla presidente della commissione Ursula von der Leyen.

Per oggi è tutto.

Un caro saluto,Enrico



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