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Care amiche e cari amici,nei giorni scorsi ho avuto modo di dire la mia sulla decisione di Zingaretti di dimettersi da segretario del Partito Democratico, l’ho fatto sia nella newsletter di giovedì sia in alcuni post su Facebook. Oggi ne parlo anche nel podcast che trovate sopra.

Sabato e domenica prossima l’assemblea nazionale del PD chieda a Zingaretti di tornare a fare il segretario. Ma questo non basta. Bisogna attribuire anche a Zingaretti il potere di comporre i gruppi dirigenti del partito e le rappresentanze del PD all’interno delle istituzioni, come più ritiene opportuno e aldilà delle correnti e delle lotte di potere.

Mi auguro che l’assemblea del Partito Democratico avvìi finalmente una fase di discussione seria e approfondita sull’identità del partito e sulla sua capacità di ascoltare e radicarsi nella società.

La visita di Papa Francesco in Iraq

Indubbiamente il fatto più importante della settimana è la visita di Papa Francesco in Iraq. Recarsi durante la pandemia in uno dei luoghi più rischiosi del mondo è una scelta coraggiosa. Quasi una sfida contro l’indifferenza e il tentativo di fare davvero grande politica e diplomazia a favore della pace e del dialogo, in una delle aree più belle e al tempo stesso più martoriate del mondo: la terra fertile tra i fiumi, ricca per il petrolio, culla delle civiltà, la terra di Abramo venerato da ebrei, cristiani e musulmani, dove però la guerra e la violenza dominano da decenni.

Papa Francesco ha condannato gli “interessi esterni che si disinteressano della popolazione”, l’utilizzo delle religioni e di Dio per fare violenza e guerre, e ha invitato a far cessare le armi, ha chiesto a cristiani e musulmani di costruire la “fratellanza umana”, esaltando le differenze di cultura e religione come una ricchezza.

Se alcuni studiosi della politica, come Samuel Huntington, purtroppo non senza riscontri concreti, avevano teorizzato che i nuovi conflitti e le nuove guerre nel mondo sarebbero stati causati principalmente da diverse identità culturali e religiose, Papa Francesco è davvero straordinariamente impegnato in senso contrario a favorire il dialogo a chiedere a tutti di ragionare in termini di appartenenza ad un unico consorzio umano.

Io per questo lo ammiro e lo ringrazio e sono convinto che, credenti o non credenti, chi si ritiene di sinistra dovrebbe sostenerlo perché senza la lotta per la pace e senza la solidarietà internazionale la sinistra non esiste.

O, come direbbe qualcuno, finisce per essere una élite politica che ambisce solo alle poltrone e al potere.

Buon ascolto, buona lettura e buona domenica,

Enrico

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Il papa in Iraq sconfigge i potenti della terraAlberto Negri, Il Manifesto

Tempo di lettura: 3 minuti | Solo per utenti registrati al Manifesto

In missione di pace. È suo il vero patto di Abramo che ieri in Iraq ha stretto con Ali Sistani, con tutti gli iracheni e anche con noi: basta guerre, basta armi, basta intolleranza. In poche ore Bergoglio in Medio Oriente sta facendo più di chiunque altro in un secolo di guerre e massacri, di falsi accordi e di pacificazioni effimere

La visita del papa in Iraq è storica ma rischiosaZuhair al Jezairy, Internazionale

Tempo di lettura: 2 minuti

La visita di papa Francesco in Iraq (dal 5 all’8 marzo) è storica, ma rischiosa. Storica perché è la prima volta che un papa visita il paese. Rischiosa, in particolare per quattro motivi.

Perché è così importante l’incontro tra il Papa e l’ayatollah Ali al SistaniIl Post

Tempo di lettura: 3 minuti

A Najaf è successa una cosa senza precedenti, che potrebbe avere conseguenze anche fuori dall’Iraq

L'operazione politica di Bergoglio e il dialogo per la pace con gli sciitiAlberto Ferrigolo, AGI

Tempo di lettura: 4 minuti

Intervista al professor Enzo Pace, ordinario di Sociologia generale e docente di Sociologia delle Religioni all'Università degli studi di Padova. L'analisi sul viaggio del Papa 

Di chi sono gli Iraq, una mappaLaura Canali, Limes

Tempo di lettura: 1 minuto | La mappa è visibile senza abbonamento

La missione del pontefice a Baghdad e l’incontro con il Grand Ayatollah Sistani a Najaf non smuoveranno gli equilibri nazionali nell’immediato, ma attireranno l’attenzione sull’insostenibilità del modello identitario che è alla base del paese.



L’immagine di anteprima è una rielaborazione di una foto di iwishmynamewasmarsha, distribuita con licenza CC BY-NC 2.0

La musica di sottofondo è theme 4 by johnny_ripper e surreal (johnny_ripper remix) by ouri distribuite con licenza CC BY-NC-SA 4.0



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