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Care amiche e cari amici,questo venerdì nel podcast vi propongo l’intervento introduttivo che ho fatto mercoledì alla presentazione del manifesto de “Le Agorà”. È stata una discussione importante, nella quale sono intervenuti tante e tanti di noi che da molto tempo non trovavano un luogo in cui parlarsi e confrontarsi. Donne e uomini di sinistra, con biografie e storie diverse, consapevoli della necessità di ricondurre il nostro campo ai suoi princìpi, alle sue ragioni fondamentali. Di questo devo ringraziare Goffredo Bettini che con forza e determinazione ha lavorato alla costruzione di questo percorso. Non la pensiamo tutti allo stesso modo e questo è un bene: ognuno porta con sè il suo bagaglio di idee, di esperienze e di visioni, mettendole a disposizione degli altri. Come ho già avuto modo di dire, non si tratta di una corrente ma di un’area che si ispira ai valori della tradizione socialista e di quella cristiana. Discussioni, polemiche e speculazioni su questa iniziativa le lascio ad altri. Per me sono - e saranno centrali - i contenuti dell’azione politica.

Come scrivevo, sopra trovate il podcast del mio intervento; la registrazione integrale la trovate invece su Facebook o qui sotto su YouTube. Il manifesto potete leggerlo qui oppure scaricarlo in formato PDF.

Ad ogni modo, se non potete ascoltare il podcast, sotto trovate gli appunti che avevo scritto in vista dell’appuntamento di giovedì. Una traccia che non si discosta molto da quanto ho detto nel corso dell’iniziativa.

Chiudo segnalandovi che questa settimana la puntata odierna del “Signor Rossi”, la trasmissione che conduco ogni giovedì con Raffaele Palumbo su Controradio di Firenze, la trovate sulla mia pagina Facebook.

Buona giornata,Enrico

Appunti su “Le Agorà”

“Non avete bisogno di un nuovo segretario ma di un nuovo Pd” ha detto Enrico Letta nel suo discorso di insediamento. Lo ha detto dopo la crisi aperta da Zingaretti con il suo pesante giudizio contro le lotte interne per le poltrone.

Ecco cosa deve essere subito chiaro: noi nasciamo come area politica e culturale  per aiutare Letta a costruire un nuovo Pd. Non siamo una corrente perché non intendiamo occuparci di poltrone e di incarichi, ma sentiamo invece il bisogno di dare un contributo a ‘ricostruire un pensiero’ in un contesto come questo della pandemia.

Una dura realtà che ha mostrato tutti i limiti del governo del mondo basato sul ‘primato’ del mercato e del profitto. Mi sono trovato a gestire la prima ondata di questa pandemia misurandomi con la scelta coraggiosa compiuta allora dal governo Conte, che ci pose all’attenzione positiva dell’Europa.

Ho potuto verificare sul campo come i concetti dominanti di ‘efficienza’, ‘misurazione economica delle prestazioni sanitarie’, ‘esternalizzazione’, ‘risparmio sul personale’ avessero reso tanto fragile il nostro sistema sanitario da renderlo impreparato a proteggere la popolazione di fronte ad un evento straordinario ma non del tutto imprevedibile.

D’altra parte la pandemia, come è stato ben detto, è il sintomo; mentre l’infezione è nell’ecologia e quindi nell’aggressione dell’uomo agli equilibri ambientali. Processo che ha un’incubazione lenta, ma che la globalizzazione ha ‘accelerato’. Inadeguato si è mostrato il governo mondiale costruito sull’idea che gli organismi di regolazione fossero una sovrapposizione burocratica e costosa di cui liberarsi (ONU, OMS ecc..).

La stessa economia con le sue filiere mondiali si è dimostrata incapace di garantire una fornitura adeguata di dispositivi e mezzi ai sanitari che si trovavano in prima linea.

Oggi ancora con il vaccino le regole del mercato e del profitto impongono contro ogni ragionevole tutela sanitaria e contro il principio scientifico che l’immunità di gregge, a cui ci si riferisce, non può essere che quella del ‘gregge umano’. Einstein diceva che “non possiamo risolvere un problema ricorrendo alle stesse categorie che lo hanno generato”.

Di fronte a tempi nuovi e ai nuovi drammi la sinistra e la democrazia hanno bisogno di un ‘pensiero nuovo’ e dobbiamo essere consapevoli che l’esito della lotta non è scontato.

Infatti, a mio avviso, non si deve scambiare la sconfitta di Trump – un fatto assolutamente positivo – con la sconfitta del ‘sovranismo’ al livello mondiale. Quella forma ideologica con cui la destra, da qualche tempo a questa parte, è stata capace di riattualizzare la sua ideologia, le sue pulsioni nazionalistiche e contraria alla globalizzazione e all’Europa. Un’ideologia regressiva sul piano dei diritti civili e sociali, ma capace di presentare, nell’assoluto rispetto del liberismo, una sua idea di ‘protezione’ contropaure non solo economiche ma anche culturali e identitarie.

Qual è dunque la differenza tra un Trump che solletica e incentiva l’attacco al congresso americano da parte di gruppi eversivi, sbandati e armati e ciò che la nostra destra, pure al governo, suscita con il costante appello alle aperture aizzando gruppi di disperati fiancheggiati dai neofascisti capaci di compiere azioni di guerriglia nei pressi delle istituzioni, nel centro di Roma?

Sono fenomeni simili. Come altrettanto grave è l’idea diffusa che la democrazia rappresentativa sia diventata un inutile orpello da sostituire con la democrazia illiberale, sul modello di Orban con cui Salvini si allea.

Dobbiamo essere consapevoli che questo messaggio sbagliato può essere destinato a crescere incontrando il disagio dei ceti più colpiti dalle necessarie restrizioni, ma intercettando anche sentimenti diffusi nel popolo italiano.

Contro questa destra abbiamo bisogno di un messaggio altrettanto forte sul tema del lavoro mettendo al centro la lotta alla povertà, la dignità del lavoro e l’occupazione.

Papa Francesco ha detto che è giusto dare soldi e sostegni, ma come soluzione momentanea, perché le persone hanno bisogno del lavoro per realizzarsi. Due proposte mi paiono interessanti e dovrebbero affiancarsi ai sostegni selettivi alle imprese che investono e alla transizione ecologica.

La prima è l’idea di costruire piani per il lavoro per milioni di disoccupati, giovani e donne soprattutto. Disoccupati destinati ad aumentare con lo sblocco dei licenziamenti per lavori. I piani del lavoro dovrebbero prevedere programmi di assunzione per eseguire interventi di pubblica utilità; nel settore sociale, culturale e ambientale. E poi un piano generale per il rinnovo della pubblica amministrazione. E insieme a questo l’idea di ricostruire una cornice di tutele per tutti i lavori subordinati, a tempo pieno e non, ma anche autonomi e partite Iva. Uno statuto dei lavori valido per tutti e adeguato alla condizione attuale del mercato del lavoro.

Il Pd deve essere il partito del lavoro, con la capacità di aggregare anche altri ceti sociali.

Quei ceti medi di cui tutti denunciano l’impoverimento. Il conflitto, che è fondamentale riscoprire, non è oggi riconducibile soltanto allo schema ‘lavoratori e capitale’; a fronte di fenomeni di estrema concentrazione del ‘capitale’ - in primo luogo quello finanziario e delle piattaforme digitali - si apre uno scontro anche interno al ‘capitale’; con i piccoli capitali e col tessuto di piccole imprese produttive e commerciali che noi dovremmo sostenere per tutelarne meglio l’autonomia e la creatività.

Tassare il grande capitale transnazionale è ormai una richiesta dei democratici americani e delle Nazioni Unite. Così come la Banca Mondiale e l’FMI hanno ammesso che servono ricette diverse per affrontare la crisi da quelle dell’austerità.

Lo stato e l’iniziativa pubblica riacquistano in questa fase una centralità fondamentale; non solo per indirizzare le politiche e combattere le disuguaglianze, ma anche per tutelare le persone, i cittadini, di fronte ai nuovi rischi sanitari e ambientali. Qui la vocazione maggioritaria deve essere affermata e perseguita coerentemente.

Se infatti la pandemia ha aggravato le disuguaglianze e ha mostrato come la condizione di povertà e di bisogno accentua la possibilità di ammalarsi e di morire, altrettanto vero è che buone infrastrutture sanitarie e una strategia rigorosa contro i cambiamenti climatici sono una garanzia per tutti al di là della stessa collocazione sociale.

Anche chi è ricco ha bisogno di essere curato in ottimi ospedali, dove le conoscenze frutto della ricerca sono condivise universalmente. Anche chi è ricco ha bisogno di un ambiente pulito per vivere.

Non basta più affrontare volta per volta i problemi prodotti da una crescita contradditoria e tumultuosa. Occorre una visione critica del progresso, che permetta di affrontare le contraddizioni di fondo, anticiparle e prospettare una società diversa.

Hanno scritto Chiara Giaccardi e Mauro Magatti che la nostra società non è una macchina da riparare ma “un organismo che ha bisogno di rigenerarsi”. Se penseremo che la via è tornare indietro saremo travolti dalla frustrazione dalla rabbia e dalla depressione.

Occorre invece uno ‘spirito trasformativo’, nella convinzione che questo è il momento buono. Questo ‘spirito’ ha caratterizzato per tanto tempo la sinistra e significa ‘ritornare ai suoi principi’ fondativi.

Socialismo e cristianesimo possono alimentare questa idea di rigenerazione. Il primo per la capacità che ha avuto e deve ritrovare di inserire nello stato democratico, come cittadini consapevoli, milioni di esclusi e di lavoratori. Il secondo per il richiamo e per l’affermazione del valore della ‘persona’. Per la visione critica del mondo elaborata in particolare negli ultimi anni sui temi dell’ambiente e dell’immigrazione e della tutela dei più deboli.



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