Traduzione e lettura in italiano di Alessandro Lombardo dall’essay originale di Paul Graham "Microsoft is Dead" [Aprile 2007].
Qualche giorno fa mi sono improvvisamente reso conto che Microsoft era morta. Stavo parlando con un giovane fondatore di una startup delle differenze tra Google e Yahoo. Gli dicevo che Yahoo era stata condizionata fin dall’inizio dalla paura di Microsoft. Per questo si erano posizionati come una “media company” invece che come un’azienda tech. Poi ho guardato la sua faccia e ho capito che non capiva. Era come se gli avessi raccontato quanto andava forte Barry Manilow tra le ragazze negli anni ’80. Barry chi?
Microsoft? Non ha detto niente, ma si capiva che non riusciva a credere che qualcuno potesse averne paura.
Microsoft ha proiettato la sua ombra sul mondo del software per quasi vent’anni, a partire dalla fine degli anni ’80. Prima di loro c’era IBM. Io ho sempre ignorato abbastanza quell’ombra. Non ho mai usato software Microsoft, quindi mi toccava solo di riflesso—ad esempio per lo spam che ricevevo dai bot. E visto che non ci facevo caso, non mi sono accorto quando quell’ombra è svanita.
Ma ora non c’è più. Lo sento. Nessuno ha più paura di Microsoft. Continuano a fare un sacco di soldi—anche IBM, a dirla tutta. Ma non fanno più paura.
Ma quando è morta Microsoft, e come? Ricordo che nel 2001 sembravano ancora pericolosi, perché ho scritto un saggio in cui dicevo che erano meno pericolosi di quanto sembrassero. Direi che erano già morti nel 2005. So che quando abbiamo lanciato Y Combinator, non ci preoccupavamo affatto di Microsoft come competitor per le startup che finanziavamo. In effetti, non li abbiamo mai nemmeno invitati ai nostri demo day, dove le startup si presentano agli investitori. Invitiamo Yahoo, Google e altre Internet company, ma Microsoft non ci abbiamo mai pensato. E da loro non ci è mai arrivata nemmeno una mail. Sono in un altro mondo.
Cosa li ha uccisi? Credo quattro cose, tutte accadute nello stesso periodo, a metà anni 2000.
La più ovvia è Google. Può esserci solo un boss in città, e adesso sono loro. Google è l’azienda più “pericolosa” oggi, nel bene e nel male. Microsoft può al massimo arrancare dietro.
Ma quando Google ha preso il comando? Molti vorranno dire al momento dell’IPO, nell’agosto 2004, ma allora non dettavano ancora le regole del gioco. Secondo me è successo nel 2005. Gmail è stata una delle cose che li ha fatti salire di livello. Gmail ha dimostrato che sapevano fare molto più che search.
E ha anche dimostrato quanto si potesse fare con il software web-based, se si sfruttava bene quello che poi è stato chiamato “Ajax”. E questo è stato il secondo colpo per Microsoft: tutti hanno capito che l’epoca del desktop era finita. Ormai sembra inevitabile che tutte le applicazioni finiranno sul web—non solo la mail, ma tutto, fino a Photoshop. Anche Microsoft lo ha capito ormai.
Ironia della sorte, Microsoft ha contribuito involontariamente a creare Ajax. La “x” di Ajax viene da XMLHttpRequest, l’oggetto che permette al browser di comunicare con il server in background mentre mostra la pagina. (Prima l’unico modo per comunicare col server era caricare una nuova pagina.) XMLHttpRequest è stato creato da Microsoft alla fine degli anni ’90 perché serviva per Outlook. Quello che non hanno capito è che sarebbe stato utile a chiunque volesse far funzionare un’app web come una desktop app.
L’altro elemento cruciale di Ajax è Javascript, il linguaggio che gira nel browser. Microsoft si era accorta del potenziale pericolo di Javascript e ha cercato di tenerlo incompleto il più a lungo possibile. Ma alla fine il mondo open source ha vinto, creando librerie Javascript che si adattavano ai difetti di Explorer come un albero che cresce sopra un filo spinato.
La terza causa della morte di Microsoft è stata la diffusione della banda larga. Chiunque lo voglia può avere accesso veloce a Internet. E più è larga la banda verso il server, meno ti serve il desktop, perché tutto può essere gestito direttamente online.
Il colpo finale è arrivato, sorprendentemente, da Apple. Grazie a OS X, Apple è risorta in un modo che è rarissimo nel mondo tech. La loro vittoria è così netta che ormai mi stupisco quando vedo un computer con Windows. Quasi tutte le persone che finanziamo con Y Combinator usano MacBook. Lo stesso vale per il pubblico della Startup School. Tutti quelli che lavorano con i computer usano Mac o Linux adesso. Windows è per le nonne, come i Mac negli anni ’90. Quindi non solo il desktop non conta più, ma chi si intende davvero di computer non usa nemmeno quelli di Microsoft.
E ovviamente Apple sta mettendo Microsoft alle corde anche nella musica, e presto toccherà a TV e telefoni.
Sono contento che Microsoft sia morta. Erano come Nerone o Commodo—malvagi nel modo in cui solo il potere ereditato può renderti. Perché ricordiamolo: il monopolio di Microsoft non è cominciato con loro. Se lo sono presi da IBM. Il software è stato dominato da un monopolio da circa la metà degli anni ’50 fino al 2005. Per praticamente tutta la sua esistenza, insomma. Una delle ragioni per cui il termine “Web 2.0” ha un’aura così rivoluzionaria è proprio questa sensazione, conscia o meno, che questa lunga era di monopolio sia finalmente finita.
Certo, da hacker mi viene naturale pensare a come si potrebbe rimettere in piedi qualcosa di rotto. Microsoft potrebbe tornare in gioco? In teoria sì. Per capirlo, immagina due cose: (a) la quantità di cash che Microsoft ha in cassa, e (b) Larry e Sergey che dieci anni fa andavano in giro da tutti i motori di ricerca cercando di vendere l’idea di Google per un milione di dollari, e tutti li hanno rifiutati.
La verità sorprendente è che gli hacker geniali—geniali al punto da essere pericolosi—si possono avere per poco, rispetto agli standard di un’azienda ricca come Microsoft. Non riescono più ad assumerli, ma potrebbero comprarseli, anche pagando dieci volte tanto. Quindi, se volessero davvero tornare competitivi, dovrebbero fare così:
* Comprare le migliori startup “Web 2.0”. Potrebbero prendersele quasi tutte con meno di quanto dovrebbero sborsare per Facebook.
* Poi, metterle tutte in un edificio nella Silicon Valley, circondato da scudi di piombo per proteggerle da qualsiasi contatto con Redmond.
Mi sento tranquillo a dirlo, tanto non lo faranno mai. Il punto debole più grande di Microsoft è che ancora non si rendono conto di quanto facciano schifo. Pensano ancora di saper scrivere software in casa. Forse ci riescono, ma solo secondo gli standard del mondo desktop. Ma quel mondo è finito anni fa.
So già cosa penseranno i lettori di questo saggio. Metà dirà che Microsoft è ancora un’azienda super redditizia, e che dovrei stare più attento a trarre conclusioni basandomi su cosa pensano poche persone nella nostra bolla “Web 2.0”. L’altra metà, quella più giovane, dirà che tutto questo è già storia vecchia.
Note