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Description

La vita degli Italiani e delle Italiane immigratə negli Stati Uniti nel Novecento e della comunità italoamericana a cui, di conseguenza, diedero vita è stata raccontata in tantissime storie. Dal cinema alla letteratura, dalla televisione alla musica. Queste storie tuttavia per lungo, lunghissimo tempo, un tempo che arriva spaventosamente fino a oggi, sono state costruite su idee e stereotipi difficili da digerire. A fronte di una varietà impressionante di vite e destini, di scelte e di intrecci, quando si vogliono delineare i tratti comuni di una comunità spesso accade che quella varietà finisca per appiattirsi su due o tre elementi dominanti. Nel nostro caso: la violenza e la mafia (siamo noi i Soprano, siamo noi Al Capone, siamo noi Il Padrino), la sporcizia (siamo noi i quartieri più degradati del Bronx negli anni Cinquanta), la povertà e l’ignoranza (siamo noi i ragazzi e le ragazze del reality show Jersey Shore). Spesso, inoltre, quando è stato necessario forgiare su di noi anche un certo tipo di messaggio politico e sociale chiaramente razzista, siamo statə consideratə persone non bianche, persone povere d’intelletto (come lui, ad esempio, che però se ne fregava), persone indesiderabili, persone maleodoranti.

Cosa cambia in questa descrizione quando si legge un romanzo come "Aspetta primavera, Bandini" di John Fante?



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