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Siamo nel 1943: immagina un ragazzino che pedala, a perdifiato, per raggiungere la Valle dei Templi, uno dei paesaggi archeologici più belli al mondo, per vedere se non fosse stata distrutta in seguito ai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale. Immaginalo fermarsi a parlare con un soldato americano intento a trovare la migliore angolazione per i suoi scatti. Uno di fronte all’altro, sono due protagonisti della storia siciliana: un giovane Andrea Camilleri, destinato a immortalare angoli della sua Sicilia con i suoi romanzi, e Robert Capa, il più grande fotoreporter di guerra che ha reso altrettanto immortali scorci, paesaggi, visi incredibili, durante il secondo conflitto mondiale.
Ma lasciamo il bianco e nero e torniamo ai vividi colori!
Non puoi venire in Sicilia senza passare dalla Valle dei Templi, luogo di mito, di storia, di architettura, di paesaggio, di letteratura senza tempo: oggi puoi respirare ancora la grandiosità di queste architetture antiche, che maestosamente si ergono su un altipiano poco lontano dal mare. Lo scrittore Luigi Pirandello, da agrigentino, amò profondamente i “sublimi avanzi” della Valle dei Templi e li descrive nel 1912 nella novella “Il capretto nero”.
Eppure quella maestosità che ti appare innanzi è poca cosa rispetto alla bellezza che era riconosciuta all’antica Akragas già dai suoi contemporanei!
Il poeta greco Pindaro visse 2500 anni fa e le sue parole, “la città più bella dei mortali”, ci lasciano solo immaginare l’incredibile bellezza di Akragas! Fondata nel 580 a.C., per oltre un secolo e mezzo si abbellì di splendidi templi, dedicati alle divinità greche, il monumentale Tempio di Zeus coi suoi Telamoni, ora un maestoso cumulo di rovine; i cosiddetti Templi di Giunone, dei Dioscuri, ma soprattutto il Tempio della Concordia, talmente ben conservato e pregevole esempio dell’architettura greca da diventare, stilizzato, il simbolo dell’UNESCO!
Conquistata dai Cartaginesi nel 406 a.C. e poi dai Romani nel 210 a.C, Agrigentum, come venne chiamata dai Romani, fu una importante e bella città anche in epoca romana, abbellita con altri edifici pubblici e due tempietti.
Prima di andar via, ti consiglio infine di visitare un piccolo paradiso terrestre: la Kolymbetra. A ridosso della Valle, un’enorme piscina si trovava qui in epoca greca, un vero e proprio vivaio: grazie all’impegno del FAI, il Fondo Ambiente Italiano, questo luogo è diventato un giardino dalla bellezza mozzafiato, in cui si coltivano le specie agrarie tipiche della zona. Sono proprio gli alberi che l’agrigentino Luigi Pirandello descrive nella novella “Il capretto nero” e, di nuovo, nel romando “I vecchi e i giovani”, del 1931, ambientato nella città di Girgenti, quando parla dei secolari «ulivi saraceni» o del «bosco di mandorli e ulivi»..
Non poteva non raccontare questi luoghi anche Andrea Camilleri! Nel romanzo La pazienza del ragno del 2004, infatti, la storica fidanzata del Commissario Montalbano, Livia, gli racconta felice al telefono di aver scoperto proprio un posto meraviglioso!