Apricale è un borgo immerso tra fitti boschi di ulivo e castagno, nell’entroterra della Riviera di Ponente. Il paese è arroccato su un’altura molto ripida che crea infiniti saliscendi. Le case di Apricale sono costruite in pietra e addossate l’una all’altra. Si distribuiscono lungo un intricato dedalo di vicoli, formando archi, ponticelli, ballatoi e gallerie. Apricale conserva un’affascinante atmosfera medioevale. Esposto a Mezzogiorno, in paese non manca mai la luce del sole, per questo è sempre stato un luogo molto ospitale, per viandanti e cavalieri di passaggio.
Eppure, tra quelle viuzze strette, si raccontano anche storie dai contorni oscuri. Come quelle legate alla Casa del Boia o al maestoso Castello della Lucertola. E’ il maniero che domina il paese e dove, un giorno, è tragicamente terminata la vita avventurosa e mirabolante della Contessa Cristina Anna Bellomo.
La contessa, in realtà non era una contessa ma una poverissima lavandaia. Settima figlia di un’umile famiglia di contadini. La fanciulla si sposò con un giovane del paese che però presto la lasciò sola. L’uomo dovette scappare in America, per sfuggire alla prigione Così, Cristina si rimboccò le maniche e decise di raggiungere la vicina città di Nizza, per trovare lavoro, presso qualche ricca famiglia francese. Cristina era una fanciulla bellissima dal fascino intrigante e, in poco tempo, conquistò il cuore del vecchio Conte De La Tour. Diventò sua amante, poi moglie e infine, erede universale.
Era l’epoca della Belle Époque, l’ormai Contessa Cristina s’inserì perfettamente nella vita inebriante dei salotti di Parigi. Tra incontri d’arte e calici di champagne, la fanciulla diventò addirittura una spia al servizio della Francia. Venne inviata in Russia, alla corte dei Romanov e pure il nipote dello Zar si innamorò di lei. Astuta e coraggiosa, Cristina fu una spia internazionale che compì missioni fino in Giappone.
Ma un giorno la bella contessa, per nostalgia del suo piccolo paese, decise di tornare ad Apricale. Ormai con il titolo nobiliare, Cristina poteva vivere all’interno del Castello. Ma fu proprio lì che invece trovò una tragica fine. Era il pomeriggio del 30 maggio 1904. Il marito, rientrato dalle Americhe, non volle accettare l’annullamento del matrimonio e, accecato dalla rabbia e dalla cattiveria, la uccise.
Oggi, in una camera del Castello della Lucertola, si possono ammirare gli indumenti della Contessa Cristina, i suoi cappellini, un parasole, il binocolo, una foto, in ricordo di questa donna libera e affascinante, che conosceva ben sette lingue, e voleva scoprire il mondo, ma fu uccisa dalla cattiveria e stupidità di suo marito.
Si narra che il fantasma della Contessa si aggiri a volte tra le mura del maniero, per sedurre coloro che rispettano sempre le donne e che sono in grado di gioire della loro intelligenza, perché solo così si possono vivere esperienze enigmatiche e avventurose.