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Questa storia ha qualcosa di strettamente personale. Perché riguarda Milano, la guerra (quella Mondiale), e la mia mamma. Perché come me, molti di voi hanno avuto un genitore che ha vissuto a Milano intorno al 1944 e vi ha raccontato di quando, sul calar della sera, “il Pippo” scendeva giù dalle nuvole a mitragliare la città, e bisognava nascondersi.
1944. La seconda Guerra mondiale si avvicina alla fine. Gli anni dei bombardamenti a tappeto sono finiti e ora gli inglesi e gli americani hanno cambiato strategia. Si affidano ai “Night intruders”, gli incursori notturni che agili e veloci sfuggono ai controlli radar e colpiscono qualsiasi fonte luminosa incontrino sul loro cammino.
A Milano, come in gran parte del Nord Italia, nasce la leggenda che l’aereo che compie queste incursioni sia sempre lo stesso, e per questo gli viene dato un soprannome. “Pippo”.

Ma veniamo al punto. Mia mamma in quegli anni abitava vicino alla chiesa di San Cristoforo, lungo il naviglio Grande che dalla periferia entra a Milano. La casa c’è ancora, è proprio quella accanto al campanile.
Di fronte c’era la storica fabbrica della Richard Ginori, specializzata nella produzione di ceramica. Durante la guerra la ceramica è preziosa per produrre munizioni e così la fabbrica diventa quel che oggi chiameremmo “un obiettivo sensibile”
Una sera, sul far del tramonto, suonano le sirene. Mia mamma prima di uscire dalla sua stanza per scendere nel rifugio si avvicina alla finestra per chiuderla ed eccolo lì, il Pippo, che scende in picchiata da Corsico verso il centro della città. La mamma, allora tredicenne, per fortuna si abbassa per terra e scappa proprio un attimo prima che una mitragliata colpisca la parete dell’edificio.
Per molti anni la casa è rimasta da ristrutturare e ogni volta che si passava di lì, ancora si potevano vedere i buchi di quella notte.
Purtroppo non sempre andò bene come a mia mamma. Il 30 gennaio 1945, una fredda mattina di gennaio il Pippo scese in picchiata su un treno delle Ferrovie Nord nei pressi di Bollate. Gli americani pensavano che trasportasse i gerarchi tedeschi in fuga, invece era un semplice treno di pendolari. Il macchinista fermò il treno ma non fu sufficiente, perché quel giorno morirono in tanti.
Per fortuna la guerra, di lì a pochi mesi, sarebbe finita.
Alla prossima e…
Luci sempre accese, anche di giorno
Autore: Dodo Occhipinti