Listen

Description

Una sala d’attesa, tre giorni di influenza, una città stretta tra mare e colline: da qui parte un viaggio diretto e senza fronzoli su come l’ironia può salvarci quando la vita chiede troppo. Racconto ciò che vedo e ciò che brucia: le corsie oncologiche, i “privilegi” amari del parcheggio da invalido, i tornanti di Imperia che diventano metafora del nostro pendolo interiore. Non offro consolazioni, ma strumenti: sarcasmo come distanza emotiva, umorismo nero come respirazione assistita, verità dette di lato per non spezzare l’osso.

Mi fermo sul punto che di solito evitiamo: scavare quando si è già in valle. È seducente, sembra azione, ma ci ricopre. L’alternativa è più sobria: restare, respirare, preparare la risalita. Come nell’immersione, i primi metri resistono, poi la pressione spinge giù; l’arte sta nel dosare profondità e aria. Qui l’ironia è pratica, non posa: non la battutina, non il ballo fuori tempo, ma il gesto che sposta il peso quel tanto che basta a non franare. Smonto anche un mito duro: il dolore non rende migliori per grazia; a volte rende lucidi. Quella lucidità, se ben usata, alimenta un umorismo preciso che vede le contraddizioni e le mette in scena senza crudeltà.

Parlo della maschera: siamo attori e platea insieme. Il giullare storico poteva dire la verità al re; oggi il nostro giullare interiore ci concede parole che altrimenti non reggeremmo. È una licenza che protegge, apre varchi, impedisce al melodramma di prendere il comando. Se ti riconosci in questi saliscendi, se hai sentito il richiamo dello scavo, prova a usare l’ironia come segnavia: quando è limpida, stai ancora scegliendo; quando punge troppo, fermati e ricalibra. Qui non ci sono ricette, solo un modo onesto di stare nelle cose.

Se ti ha parlato, condividilo con chi sta attraversando una valle, iscriviti per non perdere i prossimi episodi e lasciami una recensione con il momento che ti ha colpito di più: dove sei oggi, in salita o in discesa?