“Rimasi folgorato da quella lettura. Non riuscii a staccarmi da quel libro. Fui subito convinto che l'autore fosse in uno stato di grazia nel momento in cui lo scrisse. Uscì nel 1995 quando l'Italia riscopriva le memorie delle leggi razziali, dell'antisemitismo fascista, della Shoah. Era diverso da tutti gli altri. Era la storia di un ebreo italiano nel Novecento”. Il libro in questione è “Per violino solo. La mia infanzia nell’Aldiqua. 1938-1945”, di Aldo Zargani e a raccontare di esserne stato subito rapito è il critico letterario Alberto Cavaglion nella rubrica pagine di letteratura. A Zargani, recentemente scomparso, al suo umorismo, all'indelebile segno lasciato da “Per violino solo” nella letteratura italiana è dunque dedicata la puntata di oggi.