In passato, durante le celebrazioni funebri, era usanza diffusa rivolgersi a delle donne affinché, dietro compenso, versassero lacrime e levassero alti lamenti in onore di un defunto.
Nel Libro del profeta Geremia, testo contenuto nella Bibbia ebraica e cristiana, delle lamentatrici esperte sono chiamate a gran voce affinché intonino un lamento straziante e insegnino il doloroso canto alle loro figlie. Nell'Antico Egitto esse avevano il sacro compito di piangere un morto, così da assicurargli la resurrezione, mentre in Cina indossavano un abito bianco e tributavano al defunto un elogio malinconico. Nel Cantar de mio Cid, poema epico scritto in lingua spagnola intorno al 1200, in cui si narrano le coraggiose gesta del condottiero Rodrigo Diaz de Vivar, il protagonista richiede che, nell'ora del suo trapasso, non sia fatta venire alcuna lamentatrice (plañidera) di professione; saranno sufficienti le lacrime sincere di Jimena, sua moglie.
Secondo una leggenda irlandese, quando erano però tali donne a spegnersi, esse non abbandonavano il mondo terreno, bensì…