Soul Kitchen (Rehearsal, 18 Nov 2024) – FACTORY (Mark III)
Durante la seduta in sala prove del 18 novembre 2024, i FACTORY -Mark III -hanno reinterpretato “Soul Kitchen”, il celebre brano dei Doors del 1967. Originale e innovativo, il pezzo fonde il blues-rock crudo e il funky tipico della versione originale con un tocco personale e contemporaneo.
🌟 Line-up e ruoli
• Antonio Miscali – voce solista
• Sergio Virdis – chitarra elettrica
• Silvio Vinci – piano & Hammond
• Chris Pain – basso
• Luca Monaco – batteria
Antonio Miscali tratteggia un cantato caldo e potente, intessendo con cura i versi narrativi di Morrison. La sua interpretazione flirta con il mood di Jim, ma senza scimmiottarlo, offrendo una sensibilità moderna che sottolinea il senso di “rifugio notturno” scritto da Morrison  .
Sergio Virdis sceglie un tono spesso ma definito, mantenendosi fedele al groove originale. Il suo fraseggio è deciso e incisivo, richiamando la sottile intensità di Robby Krieger, ma inserendo spunti più personali e graffianti.
Silvio Vinci fa da ponte tra soul e rock con i suoi interventi all’Hammond, rievocando le atmosfere della prima incisione The Doors, caratterizzate da “funk nitido” . Il suo Vox Continental aggiunge calore e risalto durante i passaggi iniziali e poi più intimi.
Chris Pain e Luca Monaco forniscono una base solida ed elegante: il basso rotondo e melodico e la batteria dritta ma swingante mantengono il groove alla John Densmore / Doors, senza strafare. Ne risulta una ritmica densa, pulsante, ideale per sostenere i momenti più intensi del brano.
I Factory mantengono la struttura originale – riff principali, andamento blues/rock e atmosfera funk – ma la loro interpretazione non è una semplice cover: c’è personalità e determinazione, con una resa sonora più asciutta e moderna, ma sempre rispettosa dell’essenza del brano.
Il risultato è una versione che sembra esanime ma ruggente, perfettamente in grado di “far salire” come osservava il critico Crawdaddy! sulla versione originale .
La loro “Soul Kitchen” è un raffinato omaggio al pezzo dei Doors, anche se con una propria personalità: intima e sincera, vivace e trascinante. Una prova convincente che dimostra come i Factory sappiano onorare un classico senza mai tradirlo — mantenendo l’energia, l’atmosfera sospesa tra blues, soul e rock che l’ha reso un inno del 196