Listen

Description

Ho smesso di postare sui social.
Chi mi segue lo avrà notato: mi sono fatto silenzioso, invisibile.
Posto alcune stories, di tanto in tanto, in cui condivido momenti speciali, il set, la famiglia, la vita.

C’è un motivo dietro a tutto questo, e penso che il diario sia il luogo perfetto per spiegarlo.
A un certo punto, nella vita, bisogna fare delle scelte. Non si può fare tutto.
Il nostro tempo sulla terra è limitato, e i desideri che ci animano invece no.
(Come diceva Einstein, ci sono due cose infinite: l’universo e la stupidità umana. Non sono certo della prima.)

Insomma, io ho la tendenza a voler fare un po’ di tutto.
A essere presente sui social e anche a scrivere un blog, che è un podcast con contenuti profondi.
Ma postare quotidianamente sui social è estenuante, e soprattutto, non valorizza.

La continua esposizione non è per forza un esempio positivo.
Per mille motivi: il primo è che, a un certo punto, non hai più niente da dire.
O dici la stessa cosa in varie salse.
O dici qualcosa che hanno già detto.
O qualcosa che non aveva bisogno di essere detto.

E visto che cerco, qui, in questo nostro giardino privato, di aprire il cuore e l’anima, di mostrarmi per chi sono, con la mia voce, e fare in modo che il mio messaggio sia, per chi mi legge, un conforto, un momento di fuga, un momento anche di riflessione, ho capito che il social network non fa per me.

In realtà già lo sapevo.
Io sono uno di quelli che alle feste se ne sta con la schiena contro il muro, nell’ombra, ad aspettare di poter parlare di qualcosa di interessante con una persona.
Sono timido, schivo e taciturno.
I social non sono il mio ambiente.
La scrittura invece sì.

Per legarmi al titolo dell’articolo: amo il segnale, non il rumore.
Per segnale intendo il contenuto sottostante la forma. L’arte. Il pensiero, il motivo.
Il rumore invece è quello che si fa quando non si ha nulla da dire, ma si sente il bisogno di farlo per avere l’illusione di esistere.

E credo che sia una delle piaghe di questa sovrabbondanza di esposizione.
Ci esaurisce. Sia chi ascolta che chi scrive.

Quante volte ci ritroviamo sui social ad ascoltare le solite cose, che piano piano ci spengono invece di accenderci.
Certo, a volte si trova la perla, ed è per questo che ci torniamo.
Ma la maggior parte delle volte mi annoio.

Allora ho scelto.
Meglio poco ma buono.
Ho l’età giusta.
E soprattutto l’esposizione l’ho già vissuta come attore.

È un discorso che facevo con Paola, (che mi legge il lunedì mattina, sul treno, con un caffè).
Allora mi dico che, in questo futuro che mischia scrittura e recitazione, la relazione perfetta tra me e voi sia proprio questa: il testo, la voce.

Chi mi scrive sui social sa che rispondo spesso.
Un po’ perché sono spesso al computer, un po’ perché la scrittura è un mezzo per me naturale.
E infine perché adoro comunicare con chi mi segue.

Che strano… per uno che ha fatto della voce il suo lavoro, amare così tanto il silenzio.
Ma chi recita lo sa. È dal silenzio che nasce tutto.

Spero che questa ambivalenza continui ad arricchirmi, ad arricchirvi e a darmi la spinta di andare avanti.