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"Anisa scrollò la maniglia del portone scrostato, senza risultati. Come immaginava, l’entrata del faro era chiusa a chiave. Fece qualche passo indietro per esaminare il contorno della struttura, sollevando il collo e cogliendo senza difficoltà l’alone energetico protettivo attorno ad essa. Sorrise. “La prudenza non è mai troppa, vero?” mormorò.

Scrutò di nuovo il sole che iniziava a nascondersi nel cielo sotto le nuvole, ricacciando indietro una morsa d’ansia che Nazar sembrò percepire senza alcuno sforzo. “C’è ancora tempo” disse infatti. Anisa sospirò. “So che ti sta a cuore la sorte di questo luogo, almeno quanto a me, ma non avere timore. Non è ancora il momento…”

“Però si avvicina” lo interruppe lei.

Si girò a guardarlo, squadrando quel volto irreale.

L’uomo sembrava ancora più cereo dentro quel vestito blu. In quel volto c’era davvero poco di umano, nonostante i lineamenti ben delineati ed il volto proporzionato… non era facile fissarlo a lungo senza essere vagamente inquietati da quegli occhi surreali, di un blu così profondo da farti sentire inghiottito.

Erano così in contrasto rispetto a tutto il resto da sembrare posizionati lì per mano altrui. Nel complesso sembrava di stare accanto a un quadro astratto, ed era eufemistico definire Nazar soltanto questo.

Nonostante quell’atteggiamento distaccato ed a tratti serafico, forse poteva apparire allarmante ed estraniante per chi non l’avesse conosciuto.

In loro due scorreva la stessa energia, eppure lo sguardo di Nazar faceva a Rudy sempre lo stesso effetto. Anisa perse gli occhi in quei diamanti grezzi e blu che aveva davanti, serrando la mandibola. “Si avvicina, e tutto ciò che voglio è iniziare da qualche parte.”

“Tu hai già iniziato.” Le fece notare Nazar. “Sei qualcun altro. Sei qui.” "

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