Articolo del mese novembre-dicembre 2022
Giovanni Pico della Mirandola e la Teosofia,
di Gabriele Sabetta,
legge l'autore
In questo articolo Gabriele Sabetta, dopo aver ricordato i timori suscitati in Occidente dalla caduta di Costantinopoli (29 maggio 1453), introduce la figura di Pico della Mirandola ricordando che “Invece di concentrarsi su questioni che consideravano astratte e insensate [la logica e la grammatica che avevano animato la filosofia del tardo Medioevo], gli umanisti preferivano indagare le relazioni concrete fra l’umano e il divino, vedendo nell’uomo il vertice della creazione. Persuasi, con spirito teosofico, che un frammento della Verità fosse stato rivelato a tutti –cristiani e non- il loro disegno consisteva nel sottolineare le somiglianze fra filosofie e religioni di ogni tempo e luogo [...] E un giovane studioso, erede di un’importante famiglia dell’Emilia, portò a questo progetto una mente immensa, una curiosità insaziabile, una memoria infallibile e una fiducia nella proprie capacità intellettuali che pochi (o nessuno) eguagliarono prima e dopo: Giovanni Pico dei conti della Mirandola”. L’articolo approfondisce non soltanto la vita, le opere e l’azione di Pico della Mirandola ma anche il pensiero, il collegamento con il movimento del neo-platonismo fiorentino e con Marsilio Ficino in particolare.
L’autore pone Pico della Mirandola “nella distesa luminosa della Teosofia”, sottolineando come: “L’audace intento del giovane conte mostra la ripresa, in quell’epoca travagliata, dell’ideale che nei secoli posteriori rifiorirà ancora e ancora, dando origine infine alla Società Teosofica: la ricerca dell’unità trascendente ogni singola dottrina, filosofia o religione: l’essere la Verità superiore a ognuno di queste e, nello stesso tempo, la presenza di un frammento di essa in ogni espressione della realtà manifestata”.