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"Ecco. Come dovrei sentirmi, adesso?

Ringraziare Nazar per quest’altro colpo di fortuna, o non farlo?

Coincidenza, oppure no? Non poteva andarmi meglio, in ogni caso. Potrò tirare un sospiro e indagare con calma, almeno, sapendo che Nadia è di qui e non è partita per il Burundi in groppa al suo scooterino.

Mi ci serviva, meno stress per il mio cervello… l’analgesico non sembra funzionare, negli ultimi giorni.

Giro i tacchi, accorgendomi solo ora del chiacchiericcio fittissimo della conducente. Sta rimbambendo qualcuno al cellulare, auricolari rosa fluo (bleah) ben piazzate sui timpani. Timbro il biglietto comprato poco fa (Teo, esci da questo corpo) e fuggo dalla scia di ciance incomprensibili, fortunatamente attutite dal gabbiotto, correndo ai sedili in fondo. Mi massaggio le tempie, esausta. Vorrei che questa emicrania mi lasciasse in pace per un po’. Tocco Nazar. “Un aiutino?”

Il dolore svanisce di colpo, così. Prendo un respiro di sollievo tanto grande che un signore qui affianco si gira a guardarmi con aria stralunata. “Potevi

farlo prima, no? Le altre volte lo fai sempre.”

-Soltanto se me lo chiedi.-

Sempre il solito, accidenti."