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"Un'altra scarica elettrica nel ventre, un altro tuono dentro la testa. Mi accascio, retrocedendo, ritrovandomi spalle al muro. Sollevo gli occhi, gemendo, e il cuore mi si ghiaccia in petto.

Le pasticche sono sospese nel vuoto.

Terrorizzata, premo la schiena sulla parete, sperando per un istante che il muro possa ingoiarmi. Le gambe cedono, riportandomi sul pavimento. Improvvisamente le pastiglie cominciano a vibrare, come animate di vita propria, provocando un rumore assordante. Dopodiché schizzano via, facendomi strillare. Rimbalzano ovunque schiantandosi simultaneamente in ogni angolo del bagno, emettendo un fracasso nient’affatto normale per un paio di pastiglie. Fino a che si arrestano, sempre a mezz’aria.

Il cuore mi scoppia.

Le osservo, tremante, sospese nel vuoto in un’immobilità del tutto impossibile. Ferme, perfettamente ferme.

Resto così, schiacciata sulla parete gelida, a fissare due cazzo di pasticche che galleggiano nel vuoto, paralizzata.

All’improvviso, scoppiano. Schioccano, in un suono assordante, riducendosi in polvere. Sobbalzo violentemente, mordendomi la lingua, osservando spaventata la densa polvere bianca ricadere sulle mattonelle.

Poi, tutto finisce.

Per un istante spero di aver sognato e che le pasticche disintegrate spariscano, invece no. La loro polvere rimane qui, davanti ai miei piedi. Provo ad alzarmi, invano. Le gambe mi riportano subito seduta, nonostante io mi senta improvvisamente più che bene. Realizzo solo ora di avere ancora le mani sulle orecchie. Quando le tolgo, portandomele davanti al viso, mi accorgo che c’è del sangue. Tocco nuovamente le orecchie, ma di sangue non ce n’è traccia. È tutto così assurdo che sto tremando. Improvvisamente la paura sparisce, e la collera riprende piede dentro di me, facendomi sentire furiosa come non mai. “Porca puttana” esclamo, con voce strozzata. Riesco ad alzarmi, dirigendomi al lavandino. “Tu… tu sei pazzo!”

-Ti ho soltanto aiutato.-

“Fammi un favore” mormoro. Mi interrompo, sciacquandomi il viso, sperando che fuori i ragazzi non abbiano sentito niente. Bevo a tutta velocità, riprendo fiato. Mi sorreggo al lavandino, asciugandomi la bocca. “Nazar…” proseguo, con voce roca. “ … dico sul serio. Mi basta. Non mi aiutare più.”

Per qualche minuto sono immersa nel silenzio. Barcollo a recuperare il Samsung, raccogliendolo dal pavimento, evitando anche solo di sfiorare la polvere delle pasticche come se potesse azzannarmi. Scorro lo slide con mani incerte. Nemmeno un messaggio.

-Sei solo un piccolo essere privo di esperienza, non è così?-

Sgancio un pugno involontario sul muro, esasperata. La lampadina sulla specchiera si spegne, forse per la vibrazione forse no, ma non me ne importa niente. “Allora fai come cazzo ti pare!” Esclamo, sentendomi completamente fuori di testa.

Spengo il cellulare ed esco dal bagno, sbattendomi la porta alle spalle."