"Ripenso a quando ho riavuto indietro i miei oggetti, meticolosamente imbustati a chiusura ermetica. Ai brandelli di vestiti che mi sono stati tagliati via dalla pelle contenuti dentro quella busta così estranea e aliena. Ripenso alla mia punta di stupore nell’apprendere che per qualche ragione tra loro c’era tutto, tranne l’occhio blu.
Di Nazar erano rimasti soltanto gli anelli del portachiavi a cui era agganciato. Nulla più.
Ho tracciato ipotesi su ipotesi, pensando che forse, nella confusione, poteva semplicemente essere andato perso, poteva essersi sganciato, oppure essere rimasto incastrato nella tasca dei pantaloni. Non ho prove che si sia infine frantumato avendo concluso il suo compito, come narravano le leggende. Stringo gli occhi.
Con una fatica possibilmente più intensa ancora, apro il cassetto del comodino di legno accanto a me, frugando alla cieca, tirando fuori gli anellini che ospitavano l’occhio greco.
Li esamino attentamente per l’ennesima volta, la tristezza bloccata in gola come cenere rovente.
Eppure, sono intatti.
Se Nazar si fosse sganciato, o fosse rimasto impigliato nei calzoni, non dovrebbe esserci almeno un’incrinatura o qualcosa così?
... o magari si era rotto il suo anello portante ed io sto solo cercando di raccontarmela?
Lascio ricadere la mano in grembo, pesantemente. Cazzo.
Cazzo.
Non è possibile fosse tutto un miraggio. No. No e basta.
Libero un altro sbadiglio. D’accordo.
Chiudo il portatile e spengo la lampada, tirandomi nuovamente la coperta fino al petto.
Mi sistemo meglio sul materasso, e non appena chiudo gli occhi, il mondo bianco torna a profilarsi dietro le mie palpebre. L’ombra nera.
Nazar.
Spalanco gli occhi, ritrovandomi a contemplare l’elegante andatura smorzata della carta da parati, avvertendo di nuovo il sapore amaro del dolore. Incrocio le mani dietro la nuca, contraendo la mascella.
Ci risiamo.
Non posso andare avanti così. Impazzirò.
Rimango in questo modo, incastrata nella nuova morsa di malinconia per non so quanto tempo mentre la testa macina ricordi, torna nel morbido candore, rivede gli occhi blu di Nazar e lui esplode, ancora, ancora e ancora.
D’improvviso, un’idea si accende nelle tenebre con la delicatezza di un lume.
Potrei comprare un altro occhio greco.
Ma certo... come ho fatto a non pensarci prima. Anche secondo le legende, quando si rompe un occhio greco va rimpiazzato, tra l’altro.
Forse, mi dico mentre le palpebre ricominciano finalmente a farsi pesanti, è andato perso soltanto il vettore.
Forse, se gli trovo una nuova casa, Nazar tornerà da me."