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"Inspiro, cercando di calmarmi. “Ricevuto, ne parliamo in un altro momento, allora.” Lui annuisce, riprendendo a camminare. Gli saltello dietro, incapace di impedirmelo. “Posso accompagnarti?”

“Se vuoi.”

Ci facciamo strada lungo il campo sportivo, e lui non apre bocca. Non mi guarda nemmeno. Imbruttisce il panorama, come Lisa questa mattina. Arrivando al deposito, non riesco a trattenermi oltre. “Sei arrabbiato con me, per caso?”

Lui stira le labbra. “Non è questo.”

“E allora, cos’è?”

“Non dovevamo parlarne in un altro momento?” Fruga nella tasca del trench, facendomi rendere conto di non sembrare il solito bambino imbronciato che ti tiene il muso. Sta volta sembra proprio una persona

adulta che ti tiene il muso in modo serio e professionale.

Chris si siede su una delle panchine ed io lo imito, immergendomi nella tipica atmosfera ovattata e strepitante del deposito bus.

Trova ciò che cercava, sfilando il biglietto viola stringendolo tra le dita. Sento freddo. Saremo anche a maggio, ma non fa caldo come dovrebbe. Non so cosa dire, mi sento improvvisamente in un campo minato e ho paura di saltare in aria.

“Che consiglio ti serviva?”

Ispeziono Christoph, sorpresa di sentirlo parlare. Sta rivolgendomi un cauto sguardo vagamente vitreo, i lineamenti un po’ meno contratti rispetto a poco fa. Mi faccio coraggio, sollevando il cappuccio sulla testa.

“Conosci un negozio esoterico qui da qualche parte?”

La sua espressione cambia, tradendo una briciola di curiosità. “Ti si è rotta la spilla?”

“Diciamo così” rispondo, sostenendo i suoi occhi nonostante la rinnovata sensazione di malinconia.

“Fai sul serio, eh? Non hanno certo spillette, nei negozi esoterici” commenta lui, ritrovando un tono non proprio caldo, ma almeno diverso dalla voce glaciale assunta fino adesso.

Io allargo un sorriso. “Sai, mi piace esplorare.”

Chris annuisce, distogliendo lo sguardo. “Ci devo pensare. In questo momento non ricordo.”

Il sorriso mi muore in volto, e mi sento subito stupida per essermi aspettata che mi proponesse di andare a cercarne uno insieme. “Okay.”

“Ci vediamo” aggiunge poi, quando il suo autobus ci sbuffa davanti sorpassando i parcheggi interni. Chris si alza rapidamente e sale le scalette del pullman. Mi concede un rapido gesto di saluto col capo, prima di entrare. Sollevo la mano per risposta.

Mentre il pullman si allontana, rimango seduta ancora qualche istante sulla panchina gelida, inspirando intontita l’odore d’umidità e del plexiglass della banchina, ignorando il sole risucchiato dalle nuvole e la nebbiolina che mi cresce attorno.

Siamo sicuri che quello fosse proprio Christoph? Secondo me era il suo clone cattivo uscito da un baccello, come succede in un vecchio film.

Mi gratto la testa. Non so cosa gli sia successo, ma c’è un punto più importante.

Quand’è che ho cominciato a farmi certe aspettative verso Chris?"