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"Sposto lo sguardo su un certo berretto verde appoggiato sulla cattedra, sequestrato dalla Nori all’inizio della lezione. Dopodiché mi concentro su Christoph, la chioma scura adagiata sulle spalle, reclinato in avanti come ogni giorno.

Non è più come prima.

Non mi parla granché, se lo fa è solo per qualcosa riguardante compiti e appunti, porta il cappello in testa molto meno spesso –ed è questa la cosa veramente preoccupante-. Non mi chiede più se voglio uscire, non mi riempie il telefono con i suoi messaggi, non aspetta me e Teo per fare la strada insieme al ritorno. Sembra che da una sua cosiddetta giornata storta ne siano subentrate altre e non riesco mai a cogliere l’attimo giusto per parlarne, ammesso che voglia farlo considerando il suo atteggiamento schivo.

Tutto questo mi provoca confusione, dispiacere, ma non il dolore che dovrebbe.

È strano rendersene conto. So quanto la cosa debba essere importante, eppure non riesco a soffrirci abbastanza o quanto forse dovrei.

Quanto, forse, si meriterebbe Chris.

Non solo. Il suo comportamento più che altro mi infastidisce, ed è un sentimento che non riesco a tollerare. Non sopporto che mi stia ignorando, anche se lui non mi deve niente. Il suo silenzio e il suo distacco mi fanno arrabbiare, eppure che cosa mi aspettavo? E soprattutto, perché dovrei essere arrabbiata? Lui sta passando un brutto periodo ed io mi incazzo? A che serve?

E soprattutto, quando mai se io mi incazzo importa a qualcuno?

“Scolz, vai avanti tu a leggere?”

Ah, perché, avevamo iniziato a leggere?

Teo mi salva la vita per l’ennesima volta, indicandomi super velocemente la riga in questione con la punta della matita e rimettendola subito al suo posto, perfettamente allineata alle penne. Mi schiarisco la voce e attacco con la pallosissima lettura del capitolo sui… fammi sbirciare il titolo, un po’… ah sì, su “La proprietà e il possesso”, qui.

Quando sento la mia voce librarsi nell’ambiente taciturno mi ritrovo, come classico di questa occasione, a pensare quanto vorrei fare doppiaggio e leggere copioni anziché libri noiosi.

Sto cercando un equilibrio tra casa Laurenti e casa Scolz, e mentre continuo a studiare in compagnia di Lisa sul loro gigantesco tavolo in formica, proseguo a sognare un vero studio di doppiaggio imprimendo la mia voce sul solito programma dozzinale, tramite il microscopico microfono da tavolo appeso a un chiodo sul muro accanto alla mia scrivania. Storco il naso. Quanto ne vorrei uno di quelli professionali super fighi col leggio e tutti i crismi e, Gesù, quanto vorrei una camera insonorizzata. Riecco che sogno ad occhi aperti."