“La pioggia si intensifica improvvisamente. Abbasso il braccio. Cacchio, che scorbutiche, stavo solo facendo dei complimenti e spronandovi un po’. Aumento il passo, e per poco non scivolo, raggiungendo la fine della discesa. Spero solo non si trasformi in grandine anche oggi.
Proprio mentre salgo sul marciapiede dirimpetto al parco, però, sento qualcosa cadere in terra con un rumorino indistinto.
Mi fermo. Avrò perso qualcosa?
Mi volto, e vengo colpita da uno sguardo fisso al cielo.
Ah già… L’occhio greco di Teo. L’avevo scordato di nuovo, nonostante sta mattina lo avessi rigirato tra le dita, nella tasca.
Non mi pare proprio il caso di perderlo. Lo avrei ridato al mio amico sta mattina, ma è andata così. Sorrido ancora, avvicinandomi al portachiavi, in netto contrasto con il marciapiede scuro. Per poco non cade nel tombino, mi dico, chinandomi per raccoglierlo.
In quel preciso istante, qualcosa sfreccia con gran fracasso accanto a me, facendomi sobbalzare. Sento uno stridere di freni e un frastuono, una frustata d’acqua mi arriva dritta in faccia, la sensazione di freddo mi toglie il respiro per un attimo.
Sempre più bisbetiche, care entità lassù.
Confusa, mi giro. Nel punto in cui mi trovavo prima che il rumore del ciondolo caduto mi facesse tornare sui miei passi, si è schiantato uno scooter, dal quale fuoriesce una sottile lingua di fumo. Il mio cuore parte al galoppo.
Sputacchio, tamponandomi il viso con la manica, inutilmente. Ero già zuppa prima, grazie.
Adocchio per un istante il marciapiede, con la mente che lavora freneticamente. Deglutisco.
Se non fossi tornata indietro per raccogliere il portachiavi, mi sarebbe finito addosso, vista la rapidità con cui è successo.
Resto un solo secondo attonita, lo sguardo risucchiato da quella piccola iride. Sollevo le sopracciglia.
Oh, beh. Grazie, allora.
Ed io che pensavo di avere offeso gli Dei.”