Listen

Description

"Tocco Nazar. Quanto ne rimane.

Lo stringo forte, forte, come mai fatto prima. Non credo di averlo mai stretto così forte, quando giocava con la realtà dall’altra parte del velo bianco. Mai una volta ho tenuto tanto stretto il mio compagno, quando ancora aveva qualcosa da dire.

La lezione che ne apprendo è stupida, lampante, già sentita e scontata, come prevedibile. Ma quanto è vero, Dio mio.

Quanto è vero che cominciamo a pensare all’importanza delle cose solo quando non ce le abbiamo più.

Mi attardo un po’, così.

Rigiro ancora l’occhio greco sbagliato tra le dita. Così rotondo, levigato.

Piccola incisione sull’iride. Appagante da toccare. Come sempre.

Tutto per un portafortuna, no, Nazar?

Teo sghignazza sonoramente, il suo vocione rimbomba nell'aula. “… ah… mi stavo scordando.” Aggiungo.

Stringo il ciondolo. Forte.

Forte.

“Cosa?”

Strappo fuori il pugno dalla tasca. Lo schiudo, sotto lo sguardo di Teo. L’occhio greco contempla il vuoto, facendomi sentire come se lo avessi improvvisamente svelato al mondo. Come un ladro che ha tenuto a lungo nascosto un tesoro, un segreto, una piaga sotto la pelle.

Con estrema naturalezza, com’è normale immagino, prende Nazar, togliendomelo dal palmo. L'oggettino sembra sparire, nella sua grossa mano.

Un brivido mi sfiora un orecchio, ma lo respingo.

“Me n’ero pure scordato.” Dice Teo. “Grazie, Anv.”

Affondo le unghie nella carne, ferendomi il palmo della mano. Strillo nella testa: davvero, Teo?! Lo avevi scordato?! Eppure quel giorno avresti

strozzato Chris! E adesso non ti ricordi più niente? Al tuo portachiavi neanche ci pensavi più?! Eppure, era qualcosa di importante!

Eppure, l’occhio greco è…

Strattono subito le redini per ritrovare la calma.

E per la prima volta dopo parecchio tempo, durante l’ultima ora -prima della quale lo stregone non s’è presentato-, sfilo l’Mp3 dallo zainetto. Ficco gli auricolari spingendoli con forza dentro le orecchie, li nascondo tra sciarpa e capelli.

Ascolto canzoni a tutto volume, ignorando le chiacchiere del docente. Annuisco ogni tanto, sorrido, mentre le note si ribellano alla realtà gridando al posto mio.

Ebbene, Nazar.

Tutto nato e finito in uno stupido mazzo di chiavi.

E adesso che devo fare?

Ecco, volevo la verità.

E la verità è un pasto indigesto."