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"Come potresti aspettarti una cosa simile? Non riesco neanche a immaginarlo.

Istintivamente, guardo la custodia di Iman, poggiata accanto al tavolo.

“La conoscevi?”

Sobbalzo, e mi volto verso l’entrata.

L’immagine smilza della ragazza che ha parlato si staglia sull’uscio, tanto colorata da ferirmi gli occhi. Il mio sguardo rimbalza dalla tuta da pallavolo rossa e blu che indossa alla tinta fucsia dei suoi capelli, in netto contrasto con il buio esterno. Siamo coetanee, a colpo d’occhio. La bislacca figura, masticando una gomma a bocca spalancata, rimane ad aspettare un mio segno di vita. Noto che tiene un consunto pallone sotto il braccio, probabilmente avrà partecipato in una delle attività sportive. Finalmente capisco a chi allude: Cristina ovviamente.

Scuoto la testa incrociando le braccia e accostandomi con la schiena al leggio, cercando un punto d’appoggio.

La tipa solleva le spalle. Fa rimbalzare il pallone un paio di volte, il rumore riecheggia nelle quattro mura. Poi mi punta ancora addosso quel suo paio di occhi stranissimi, tra il verde e il bianco. Fa un gesto secco col mento. “La suoni, quella?”

Mi stacco dal leggio e mi avvicino a Iman, spontaneamente, neanche la ragazza avesse appena minacciato di rubarmela. “Nah” rispondo.

Fucsia mi si para davanti. Senza neanche rendermene conto, sospiro con fare irritato.

“Secondo me devi farti un giro alla festa e darti una calmata.” Suggerisce, con la faccia più tosta del mondo. Poggia il pallone in un angolo.

“Volentieri, con permesso…”

“Non me la fai vedere la chitarra?”

Mi blocco, girandomi a guardarla. Ma che vuole, questa? “Perché, ti annoi?” Ribatto, acidamente.

Fucsia ridacchia. “Secondo me pure tu ti annoi.” Esco all’aperto di buon passo, riuscendo a farmi largo.

Raggiungo il marciapiede, e messoci un piede sopra, perdo la presa della custodia.

Cosa?!

Mi giro e vedo Fucsia fuggire a gambe levate con la mia chitarra stretta in pugno.

MA STIAMO SCHERZANDO?!

Come ha fatto a sfilarmela dalle mani?!

“EEEEEHI!” Strillo, facendo voltare tutto il quartiere. Inseguo Fucsia, incazzata come una iena. Non ci posso credere. “EHI! IDIOTA!” Le corro appresso scavalcando la gente, facendomi largo a gomitate al ritmo dell’ennesimo pezzo ballato sul palco, ansimando a tutto spiano.

Fucsia è veloce. Non faccio in tempo ad affacciarmi alla rampa che già non la vedo più. La sento scalpicciare però, e sta ridendo come un’isterica.

Non ci posso credere, non ci credo, cazzo.

“EHI! IMBECILLE! NON SONO IN VENA, RIPORTA QUI IL TUO CULO, CAPITO?!” Grido.

E sapendo che non lo farà, rimbalzo sulle scale."