"Quando mi si avvicina dopo aver salutato Luna Carlo, devo avere una pessima faccia, perché cambia subito espressione. Dice solo: “Ehi…” e mi abbraccia fortissimo, in una delle sue strette che sembrano rimettere al loro posto ogni piccolo frammento sfasciatosi.
Lo stringo, sospirando.
Mi sa di addio. Lo so, è insensato. Ma mi fa pensare a Nazar, e forse una piccola parte remota in me non riuscirà mai a dimenticarlo. “Va tutto bene.” Lo sento dire. Allenta una risata. “Starò via solo per qualche mese.”
“Boriana è un posto bruttissimo, lascia stare, no?” Mi lagno,
sommessamente. “Piove sempre.”
“Vorrà dire che mi rinfrescherò.”
Mi faccio stringere di nuovo. Sta volta la stretta sembra aumentare. Dura più a lungo. Markus mi strofina la schiena.
“Lo sai che puoi sempre contare su di me.” Dice. Io annuisco. Mi allontana da sé e mi sorride di nuovo, guardandomi con gli occhi più profondi del mondo. Mi assesta un buffetto, probabilmente arrossisco. “Non sparire solo perché sono lontano. So come sei fatta, almeno un po’.”
Annuisco, dicendomi che probabilmente, nessuno mi conosce meglio di così.
(...)
Mi volto a guardare il palco infestato dalle luci psichedeliche, dove una canzone metal preregistrata sgattaiola fuori dalle casse a volume moderato, in attesa che Sarita faccia la sua comparsa. Una favolosa chitarra elettrica fiammante sta in attesa, appoggiata accanto al microfono e alla batteria.
Quando Nick mi ha parlato di questa sorpresa non pensavo potesse essere l’opportunità del vedere un suo live, finalmente.
Mi sporgo verso Nick regalandogli un bacio, e sento Giovi mormorare:
“Wow. Ehi, e questo?” Sfiora la pellicola appiccicata alla mia schiena, facendomi prudere la pelle. Probabilmente sporgendomi devo averla scoperta un po’. Viva i top scollati. “Tatuaggio?”
Nick cade dalle nuvole. Si sporge per guardarmi la schiena a sua volta.
“Ma dai! Da dove spunta?!” Esclama.
Sorrido, estraendo dalla borsa un flaconcino di crema e porgendolo al mio ragazzo. “Fresco del pomeriggio. Me ne spalmeresti un po’?”
Lui esegue con estrema delicatezza, ammutolito. “Non me ne avevi parlato.”
“Non ne ho parlato a nessuno” ribatto.
Giovanni emette un verso di approvazione a labbra serrate. “Cosa rappresenta questo simbolo?” Chiede. “A parte essere un occhio blu, ovviamente.”
E solo per un momento la domanda brucia più della cicatrice fresca.
Ma non è forse questo, Nazar? Mi dico. Non è forse una cicatrice che hai deciso di portare con te?
Già. Il buon vecchio Nazar che ancora mi guarda le spalle.
A volte, il modo migliore per superare il passato è accettarlo.
In quell’istante, le luci si abbassano. Immediatamente tutto il locale schiamazza e fischia, facendomi trasalire.
Il cuore parte all’impazzata, portandomi la pressione alle stelle.
Finalmente vedrò Sarita Boarder.
È un sogno!"