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“Vorrei così tanto sapere che mi prende, e perché tratto male sempre le persone sbagliate.

“E sarà giunto ormai tempo di scegliere

cosa è giusto per te, cosa è meglio per te.

E quando tutto sembra così futile, vai avanti e vedrai senza voltarti mai.”

Non voltarti mai.”

Blocco le mie dita, un istante dopo essermi resa conto che le tenevo nuovamente in tasca, di nuovo avvinte attorno all’occhio greco. Irritata, lo sfilo dalla tasca e lo appoggio sulla scrivania, sempre più confusa su cosa mi frulli nel cervello. Mi soffermo qualche istante a contemplare il portachiavi, e all’improvviso, una misteriosa sensazione mi piomba sul capo, come un fulmine a ciel sereno.

L’occhio blu mi sta guardando.

Non è solo un’impressione, mi rendo conto. È quasi un dato di fatto, quasi qualcosa di certo. E non so spiegarmi da cosa potrei affermarlo. Sento la sua pupilla assorbirmi, e farmi girare la testa. Le orecchie fischiano, mentre in me, monta con decisione uno strano pensiero, come se qualcosa stesse dicendomi: Lo sai benissimo che è vero.

Lo sai benissimo che sono vivo.

“Sì…” mormoro, non so nemmeno perché.

E poi, tutto svanisce.

L’annebbiamento, la sensazione di squilibrio, il fischiare nei timpani.

Il portachiavi non mi guarda più.

Stringo l’occhio greco in pugno, raccogliendolo dalla scrivania.

Deglutisco, il cuore in tumulto senza una ragione razionale.

Apro nuovamente il palmo della mano e ammiro la piccola iride.

Smettila di ignorarmi, sembra voler dire.

Dammi almeno una possibilità.”