In questa recensione parliamo di fantascienza di qualità ovvero dell'ultimo film di James Gray, Ad Astra.
Quest'opera di James Gray vede in scena un cast stellare, tra cui il protagonista Brad Pitt, Tommy Lee Jones, una magnifica Ruth Negga, Liv Tyler e un sempre in formissima Donald Sutherland.
Questo film parla, come da tradizione, di relazioni famigliari ma questa volta mettendo l'accento sul concetto di mascolinità. Un film che vuole ragionare su cosa sia e cosa implichi essere uomini maschi e in crisi, come relazionarsi con un padre ingombrante e che spazio dare nella propria vita ai sentimenti.
Inoltre, è un'opera che parla di cinema e in cui lo stile caratteristico del regista emerge prepotente a voler sancire una dichiarazione estetica senza obiezioni.
La fantascienza tutta via resta protagonista, non solo come palcoscenico ma anche nei temi. La colonizzazione del sistema solare ha portato alla dimostrazione tangibile che il modello sociale umano non può fare altro che replicarsi e che l'universo, benché vuoto, possa essere bellissimo.
Possiamo aggiungere che forse è l'unico film nella storia del cinema in cui i pirati spaziali e le scimmie astronaute rabbiose non sono messe in campo con intenti trash, le cui citazioni a Stanley Kubrick e Sergio Leone non scadono nel plagio ma ne magnificano l'omaggio.
Un'opera ampia, stratificata e piena di livelli di contenuto, sia dal punto di vista tecnico che della narrazione, un'opera che come sempre per questo regista di culto e sventura, non ha avuto il premio del pubblico. Ma comunque, un film imperdibile.