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Non è la nostra situazione di oggi? Non siamo tornati anche noi in parrocchia, con gli stessi sentimenti di Tommaso? Abbiamo tentato di pregare per conto nostro, abbiamo fatto sacrifici, digiuni, fioretti. Ci siamo impegnati ad aiutare i più deboli. Ma la relazione con Gesù è restata sullo sfondo, Lui c’è sì, ma… Ma non è l’Amato del nostro cuore, non è l’Unico che colma la nostra vita, il primo a cui pensiamo quando ci svegliamo e l’ultimo prima di addormentarci. Viviamo proprio come un gemello che non vede suo fratello da decenni, nello struggimento per l’assenza di una parte di noi senza la quale non siamo noi. Ma Gesù, che non ha mai considerato Tommaso perduto, proprio nel Cenacolo viene a cercarlo; torna dopo una settimana, come torna ogni giorno nel quale la Chiesa fa memoria del suo Mistero Pasquale. Torna per lui, assecondando con tenerezza infinita quel bisogno affettivo che, sempre, muove gli uomini verso di Lui. Il vuoto di una vita fallimentare, un matrimonio che sta andando a rotoli, una malattia, l'incompiutezza della vita sono i pertugi attraverso i quali Dio lascia che la storia scavi nella roccia dura dell'orgoglio. Da essi parte il cammino di ritorno, la conversione. Anche noi, spesso, dimentichiamo che l'unico luogo dove ricevere la virtù soprannaturale della fede, dove toccare e vedere Cristo risorto, dove sperimentare il suo amore più forte della morte, è la Chiesa, la comunità cristiana. Perché un cristiano è un gemello nel cui cuore risuona sempre l'eco della presenza del proprio fratello, anch'egli a sua volta gemello di Cristo, come ciascuno di noi. Per questo le sue ferite sono le nostre, e la fede non si ferma ad un evento registrato dai sensi, ma va al di là, alla presenza misteriosa eppure concreta e reale, della sua vittoria sulla morte, della sua vita dentro la nostra vita. Nella comunità dove solo possiamo “nascere da Dio”, che significa appunto “credere che Gesù è il Cristo”, sperimentare nella propria vita che Lui è il Salvatore, l’Unto di Dio, il Signore. Gesù, infatti, non dice che la fede è un salto nel buio. Altrimenti, perché avrebbe fondato la Chiesa? Essa è, nel mondo, proprio il suo corpo risorto offerto come segno perché il mondo possa credere. Dall'amore tra i fratelli ogni uomo potrà riconoscere che Dio esiste, che ha mandato il suo Figlio non per condannarlo, ma per salvarlo. L'amore che perdona e si fa carico dei pesi e dei peccati dei fratelli, perché “chi ama Colui che ha generato, ama anche chi da Lui è stato generato”.(Don Antonello Iapicca)