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INVIATI AD ANNUNCIARE OVUNQUE LA PAROLA DELLA CROCE SVELATA NELL'INTIMITA' DELLA CHIESA PER STRAPPARE GLI UOMINI ALLA MENZOGNA

La missione della Chiesa è una lotta, è parte del combattimento escatologico che appare nell'Apocalisse, soprattutto al Capitolo XII. La Donna è perseguitata dal grande drago che vuole divorare il bambino appena nato, Cristo fatto carne nella Chiesa, nei suoi fratelli più piccoli. Ogni istante della loro vita, ogni aspetto della nostra esistenza è un capitolo unico e inevitabile di questa grande e cruenta battaglia. Al lavoro, a casa, a scuola, con amici e colleghi, con il fidanzato o con i parenti, ovunque e sempre ci è consegnata una tessera del mosaico che compone la volontà di Dio su ogni uomo. Per poterla deporre al suo posto è necessario che sia "esorcizzata" e tolta la tessera falsa, apparentemente somigliante, ma inautentica. E questo accade non senza pagare un prezzo spesso salatissimo: la nostra dignità, il nostro onore, l'amicizia, la stima, l'affetto. Caricarsi, con Cristo, del peccato e del male che si scatena intorno e verso di noi, è l'amore più grande, l'unico autenticamente gratuito, che libera e conduce al Regno. In questa guerra contro satana, non dobbiamo "temere" nessuno; non dobbiamo temere l'esercito nemico, i pensieri, le tentazioni e coloro che, in questo mondo, obbediscono ai suoi ordini: il demonio non ha il potere di uccidere l'anima! Non c'è peccato, per quanto grande, che possa uccidere definitivamente l'anima! Siamo invece chiamati a temere Cristo, che significa abbandonarsi fiduciosi al suo amore. Temere di perderlo, di entrare nella morte soli, senza il nostro Avvocato, nella superbia di chi bestemmia l'opera dello Spirito Santo, l'unico che, nel giudizio, potrà difenderci. E questo ogni giorno: anche oggi ci attende un giudizio, al quale giungeremo passando attraverso gli eventi che ci metteranno a morte. Non sono questi, non sono i nemici che dobbiamo temere; dobbiamo invece fuggire con paura anche solo l'ipotesi di entrare nella storia soli con la nostra superbia, di trovarci davanti al Padre nudi come Adamo, senza l'armatura di Cristo. Se così accade, stasera ci sentiremo soli e condannati, perderemo la speranza per il matrimonio, per i figli, per la nostra vita, assaporando le primizie della "Geenna" invece di quelle del Paradiso. Il santo timore sigilla in noi che "ogni capello del nostro capo è contato": siamo già cittadini del Cielo, non un secondo della nostra vita scivola dalle mani di Cristo. Nulla di quello che ci accade è fuori dalla volontà di Dio, eccetto il peccato. Vivere in questa certezza è già compiere la missione, in mezzo a un mondo che contesta l'esistenza e l'amore di Dio. Chi vive nel mistero pasquale di Cristo in ogni circostanza "lo riconosce" davanti agli uomini, così come Lui, anche quando cadiamo nel peccato, "riconosce" in noi la sua opera più forte della debolezza. "Non riconoscerlo" significa opporsi alla Grazia e rifiutare, con la storia e le persone, il suo annuncio, l'irrompere dello Spirito Santo, il suo farsi carne in noi: come potrà allora Gesù, in chi ostinatamente lo ha scacciato, "riconoscere" se stesso davanti al Padre? Temiamo dunque il Signore, abbandoniamoci alla sua fedeltà, Lui che ha "il potere" di condurci al porto sospirato della Vita eterna dove ci "riconoscerà" come suoi fratelli.