Didi Bozzini racconta Jonas Burgert, Koen Vanmechelen, Jake e Dinos Chapman, Jane Alexander e la post-umanità.
Le sue opere sono al Piano 2, in Sala 11 (Palazzo del Governatore).
La mostra Il Terzo Giorno è a Parma fino al 1° luglio.
Guarda questa e altre 116 opere di 40 grandi artisti a Parma, Palazzo del Governatore, fino al 1° luglio.
http://www.ilterzogiorno.it
Note Biografiche (1)
Koen Vanmechelen (1965) è un artista concettuale. Il suo lavoro affronta due temi princi- pali, diversità e identità bioculturali. Nei tre progetti 'Cosmopolitan Chicken Research Project', 'Cosmogolem' e 'The Walking Egg', l’artista ha intrapreso una complessa ricerca sulla fertilizzazione puntando a creare generazioni di galline ibride, coinvolgendo esem- plari regionali e internazionali e incrociandoli a livello mondiale.
«Polli e uova, causa e conseguenza, costruzione e distruzione. L’uovo come simbolo del futuro ma anche come retaggio del passato e limite da superare. La fecondazione e l’ar- ricchimento arrivano sempre dall’esterno, e non si sa mai con esattezza quale ne sarà il risultato. Il mio è un progetto che invita a riflettere su questioni attuali come la globaliz- zazione, il meticciato, il razzismo, la manipolazione genetica e la clonazione».Negli ultimi dieci anni l’artista ha collaborato con scienziati di diverse discipline, e questo gli è valso il conferimento della laurea honoris causa presso l'Università di Hasselt (2010) e il premio Golden Nica Hybrid Art nel 2013.
Note Biografiche (2)
Nati in Inghilterra, Dinos a Londra nel 1962, Jake a Cheltenham nel 1966, alla fine dei loro corsi di studio nel 1992, prima alla University of East London e poi al Royal College of Art, intraprendono un sodalizio artistico. La loro arte non è un gioco di orrore e trasgressione fatto per stupire o per scandalizzare, quanto piuttosto una complessa riflessione su un mondo che, in forme diverse, ripropone gli orrori da sempre registrati dalla storia.
I due artisti denunciano le ipocrisie dell’epoca contemporanea, sfidando i tabù sociali e politici, abbattendo ogni barriera concettuale, provocando il pubblico con humor graffiante. Tra gli artisti più irriverenti nel novero degli Young British Artists, Jake e Dinos catturano l’attenzione della critica con Disasters of War (1993), un diorama composto da sculture di plastica basate su una serie di incisioni di Goya, uno degli artisti, con Dalì e Bosch, al quale i due fanno spesso riferimento. Attraverso una pratica che si avvale di opere grafiche, sculture, installazioni, i Chapman indagano i temi della morale, della politica, della religione, della violenza e della sessualità creando mondi in cui inquietanti creature convivono con citazioni dalla storia dell’arte, fatti di cronaca e riferimenti alla cultura popolare. Hanno tenuto mostre nei principali musei del mondo, dalla Tate Britain di Londra al PS1 di New York con partecipazioni alle Biennali di Venezia e Sidney.
Note Biografiche (3)
Nata a Johannesburg nel 1959, Jane Alexander vive e lavora a Cape Town. Fin dai suoi esordi negli anni ’80, quando il Sud Africa era ancora sotto il regime dell’apartheid, si è mostrata sensibile a tematiche socio-politiche e a tutte le forme e strutture dell’esercizio del potere, dell’oppressione e del controllo. Le sue sculture sono realizzate con gesso, fibra di vetro, vernici, oggetti trovati, di tanto in tanto osso e ‘oggetti di scena’ come sedie, panchine, munizioni, recinzioni, machete e falci. Il suo universo di uomini-animali esemplifica la gamma di motivazioni che guidano l’agire umano e che vanno dalla razionalità all’istinto, ricollocando appunto l’uomo all’interno del mondo animale. Nonostante la matrice locale dei temi alla base del lavoro dell’artista, l’apartheid, il cambiamento sociale e politico post-coloniale e la presunta democratizzazione, l’opera prevarica il localismo tematico e sfocia in una riflessione universale sulla crescente ossessione globale per la sicurezza e le nuove forme di oppressione ed isolamento di gruppi etnici e minoranze. Le figure umanoidi trasmettono un senso di spersonalizzazione e annichilimento: il corpo umano dalla testa di cane, di scimmia, di uccello o di coniglio, gli sguardi vitrei persi nel vuoto, sembrano quasi la materializzazione realistica di un subconscio onirico. L’installazione “African Adventure 1999-2002” fa parte della collezione permanente della Tate Modern di Londra, nella sezione dedicata ad Artisti e Società.
Note Biografiche (4)
Jonas Burgert nasce nel 1969 a Berlino e studia presso l'Universität der Künste. Le sue opere rispecchiano una visione dell’esistenza umana come rappresentazione teatrale. La sua ricerca ha a che fare con ogni sfera della ragione, dell’immaginazione e del desiderio e si traduce in tele spesso imponenti, affollate di figure fantastiche dalle proporzioni diverse: scimmie e zebre, scheletri e arlecchini, amazzoni e bambini. Questi dinamici scenari pittorici generano un senso di forte inquietudine in chi guarda: i soggetti raffigurati indossano maschere e costumi, ci sono pareti e pavimenti che si squarciano rivelando cumuli di corpi o pozze di liquidi. Scandagliare compulsivamente la realtà è la passione e l’ossessione dell’artista. Burgert privilegia l’analisi dei grandi temi esistenziali, in un percorso di approfondimento che non disdegna di avventurarsi in territori ignoti per esplorare sentimenti, emozioni, ossessioni, demoni. Lo spettatore si confronta con un mondo caotico, che riecheggia la confusione e l’ansia degli eventi del presente e rimane senza un saldo punto di appoggio.