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La morte ma non i peccati” Questa iscrizione è stata apposta sulla tomba della beata Anka Kolesárová, una giovane laica slovacca uccisa nel 1944 da un militare sovietico durante l’occupazione dell’Armata Rossa, “hostiae sanctae castitatis – vittima della castità”. Anka era nata il 14 luglio 1928 in un villaggio della Slovacchia dell’Est, non lontano dal confine con l’Ucraina, in una famiglia profondamente religiosa. Aveva sedici anni quando, nel corso della seconda guerra mondiale, l’occupazione russa si sostituì a quella tedesca. Il 22 novembre 1944 Anka e i suoi familiari si nascosero in cantina, ma un soldato dell’Armata rossa li scoprì. Il padre mandò la giovane a cucinare qualcosa per quel soldato, in modo da rabbonirlo, ma lui attentò alla sua purezza, nonostante lei fosse sobriamente vestita di nero, come avevano concordato tutte le donne del villaggio proprio per non destare le attenzioni sconvenienti dei militari. La reazione del soldato alle sue resistenze fu terribile: la uccise a colpi di pistola davanti agli occhi attoniti dei suoi familiari. “Gesù, Maria, Giuseppe, vi consegno la mia anima” mormorò prima di morire. Dopo la caduta del regime comunista, la gente riprese a parlare di Anka e della sua eroica morte. Fu aperto un processo diocesano e Anka Kolesárová venne beatificata il 1 settembre 2018. Oggi è venerata come vergine e martire. È la prima beata laica del suo paese ed è stata definita la Maria Goretti della Slovacchia. Il suo nome si aggiunge a quella di una legione di martiri della purezza elevate alla gloria degli altari nel ventesimo secolo, come la beata Carolina Kozka (1898-1914), la beata Antonia Mesina (1919-1935), la beata Albertina Berkenbrock (1919-1931) la beata Teresa Bracco (1924-1934), la beata Pierina Morosini (1931-1957) la beata Alfonsina Anaurite Nengapeta (1941-1964).