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L’immagine che oggi presenta l’Occidente è quella di un mondo secolarizzato e decadente, privo di fede e di certezze. Sulla convinzione di questa debolezza, i nemici dell’Occidente fondano le loro ambizioni ideologiche ed espansionistiche. Il vertice di Pechino del 2 settembre non è stato un semplice incontro diplomatico, ma un vero e proprio palcoscenico ideologico, in cui il dittatore cinese e i suoi vassalli, a cominciare da Vladimir Putin, hanno minacciato l’Occidente nel contesto di una gigantesca parata militare. Xi Jiping sfoggiava la stessa giacca grigia che Mao Zedong considerava simbolo della Rivoluzione cinese e i ritratti, gli slogan, i riferimenti al pensiero di Mao ricordano al mondo al mondo che la Cina non intende presentarsi solo come potenza economica, ma anche come modello politico alternativo all’Occidente. Il comunismo, nella versione post-maoista di Xi Jiping e in quella post-stalinista di Putin mostrano che il comunismo, lungi dall’essere un residuo del passato, viene usato oggi come bandiera di una nuova egemonia mondiale. Don Stefano Caprio, su “Asia News”, ha recentemente documentato che durante i venticinque anni al potere di Putin, sono stati eretti 213 nuovi monumenti a Stalin, insieme a centinaia di iniziative commemorative. “Il futuro sarà come il passato, e il passato è stato meraviglioso”, ha proclamato Putin (https://www.asianews.it/news-en/Stalin's-resurrection-in-Putin's-Russia-63859.html).E’ dunque il comunismo che risorge, mentre il Cristianesimo muore? Non è così.