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In queste prime giornate del nuovo anno purtroppo giungono brutte notizie sul fronte della vita: la Corte Costituzionale dell’Ecuador, recependo le proteste di alcune associazioni femministe, ha sostanzialmente cancellato il diritto fondamentale all’obiezione di coscienza contro l’aborto, introducendo una modifica all’art. 24 comma 10 della legge organica, attualmente regolante la materia. È questo, purtroppo, l’ennesimo, triste esempio di una magistratura, che, a colpi di sentenze ideologiche, smantella di fatto lo Stato di diritto e svolge un’azione legislativa rivoluzionaria, sostituendosi impropriamente al Parlamento.Come al solito, anche in Ecuador si è ricorsi al caso estremo, per introdurre la prassi: pertanto, qualora ci si trovi in aree remote, distanti e di difficile accesso, il medico obiettore, nel caso risulti essere l’unico a poter eseguire la procedura abortiva, è costretto a praticarla «con la dovuta diligenza e senza ritardi», come recita la sentenza, gli piaccia o meno, schiacciando la propria coscienza. Il tribunale ha pure eliminato l’obbligo per le minori di presentare un’autorizzazione del loro rappresentante legale, per poter abortire. Una volta introdotta l’eccezione, l’argine è rotto ed il caso particolare diviene la regola, peraltro particolarmente odiosa in questo caso, poiché obbliga il sanitario a compiere atti contrari alle proprie convinzioni, ai propri valori ed alla propria fede.