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Prosegue in Nicaragua la persecuzione posta in essere contro la Chiesa: questa volta il dittatore comunista Daniel Ortega ha imposto la chiusura di due Università cattoliche del Paese, azzerando la loro personalità giuridica e confiscandone i beni.Nel mirino del governo sono finiti gli atenei «Giovanni Paolo II» e l’«Università Cristiana Autonoma»: secondo quanto pubblicato dal quotidiano ufficiale del governo, La Gaceta, nell’edizione dello scorso 7 marzo, il durissimo provvedimento sarebbe stato assunto «per il mancato rispetto delle leggi», ad esempio per «non esser state accreditate in base agli indicatori di qualità, non aver reso noti i propri bilanci ed i propri consigli di amministrazione per oltre due anni, non aver presentato chiarimenti su patrimonio, immobilizzazioni, entrate, spese, esecuzione dei fondi, aumenti e diminuzioni dei conti senza giustificazione, come richiesto dalle normative vigenti», ostacolando i controlli e la supervisione prevista da parte della Direzione Generale di Registrazione e Controllo delle Organizzazioni no profit del ministero degli Interni. Secondo questo giornale anche Caritas Nicaragua e quella della diocesi di Jinotega, cui sono state rivolte le medesime accuse e cui pure sono stati confiscati i beni, avrebbero «accettato lo scioglimento volontario e la liquidazione su decisione unanime dei loro membri». In realtà, i media locali spiegano come tali enti non abbiano avuto alcuna possibilità di scelta, a causa degli ostacoli insormontabili imposti loro dalla dittatura, tra cui una legge del 2022, che limita fortemente i margini di manovra delle organizzazioni non governative.