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Non gli basta esser sbertucciato dagli ordini e le federazioni di stampa per le sue intemerate in commissione di vigilanza sventolando carote e grappini. Il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri ieri ci ha fatto sapere di avere “presentato un esposto-denuncia presso i Carabinieri del Senato nei confronti di Report e della stessa Rai per le minacce che - dice - mi sono arrivate attraverso i canali social di Report e della stessa Rai”. Spiega Gasparri che “alcune di queste minacce sono molto gravi e spero - scrive - che si possano individuare gli autori che si firmano con nomi e cognomi apparentemente reali”.
Chissà se i carabinieri del Senato avranno avuto l’ardire di spiegare al valente senatore che avrebbe dovuto denunciare gli autori dei commenti che ritiene diffamatori come farebbe qualsiasi persona. Ma l’obiettivo di Gasparri, non c’è nemmeno bisogno di dirlo, è la trasmissione di Sigfrido Ranucci che per il senatore si contraddistingue per la “prepotenza comunicativa” che evoca odio “attraverso i social”. Letto di fretta il suo comunicato rischia perfino di apparire un’autobiografia.
Travolto dalla sua stessa foga Gasparri ci comunica anche la sua speranza che “prima o poi si trovi un giudice a Berlino tra tanti amici di Report che non muovono un dito benché le denunce presentate contro questa trasmissione siano decine e decine”. È il garantismo secondo Gasparri: se ti odiano in molti sei sicuramente un po’ colpevole.
Quella di ieri è solo l’ultima puntata di una lunga serie di attacchi che il senatore di Forza Italia rideva a Report. A questo punto potrebbe sorgere il sospetto che il vero interesse di Gasparri sia di fare parlare di sé per spingere Ranucci a non parlare di lui. Ma è solo un sospetto, per carità. .

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