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Oggi l’Italia si ferma. Sciopero generale proclamato dai sindacati di base: trasporti, scuole, porti, logistica, taxi. Non è un capriccio di categoria, è un atto politico che riguarda tutti, anche chi si illude di essere estraneo. Perché davanti a un genocidio non esistono spettatori innocenti: l’inerzia è complicità.

A Gaza la notte ha portato altri morti. Più di settanta nelle ultime ventiquattr’ore, cinquantasei solo a Gaza City. Gli ospedali non riescono più a curare, l’acqua manca, i medicinali finiscono. Le Nazioni Unite parlano di quasi mezzo milione di sfollati: un’intera città svuotata, un popolo in fuga sotto le bombe. Ogni giorno che passa aggiunge un livello di barbarie che inchioda chi tace.

La Global Sumud Flotilla intanto avanza verso Creta. Non l’hanno fermata i droni. Non la sfiorano le malelingue . Israele bolla la flottiglia come “iniziativa jihadista”, ma a bordo ci sono solo civili, attivisti, operatori umanitari. Anche Greta Thunberg, uscita dal comitato direttivo, continua a essere a bordo.

Giorno ventuno. Oggi la ciurma di mare prosegue e la ciurma di terra sciopera. È lo stesso fronte: rompere la normalità dell’orrore, spazzare via l’indifferenza. Perché chi oggi non sciopera si rassegna all’idea che il genocidio sia parte della routine. E la routine dell’orrore è già barbarie.

#LaSveglia per La Notizia

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