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Matteo Salvini, leader della Lega nonché ministro alle Infrastrutture nonché vice presidente del Consiglio, durante l’intera campagna elettorale ha promesso ripetutamente “il superamento della legge Fornero”. A ben vedere Salvini quando Elsa Fornero era ministra ha lanciato una vera e propria “caccia” che aveva assunto contorni preoccupanti simili alla persecuzione, costringendo la ministra a “difendersi” più del dovuto dalle intemperanze dei leghisti più esagitati.
Come ha osservato giustamente il deputato di Italia viva Luigi Marattin “a ripristinare la versione 'dura' della legge Fornero ci hanno pensato Meloni e Salvini, i due politici che in questi anni sono passati dal 4 al 30 per cento, giurando solennemente che una volta al governo avrebbero abolito la legge Fornero”. La legge che Salvini aveva promesso di abolire è addirittura rafforzata, con buona pace del ministro leghista che si è sbriciolato di fronte alle richieste del suo compagno di partito, il ministro all’Economa e alle Finanze Giancarlo Giorgetti. Giorgetti, tanto per suggellare l’ipocrisia, è anche il vice segretario della Lega.
Salvini aveva anche promesso il ripristino delle Provincie che invece dalla manovra subiscono un ulteriore taglio di 50 milioni di euro mentre gli affitti brevi che il leader della Lega aveva promesso di difendere con forza subiscono un rincaro della cedolare secca dal 21 al 26%. “La proprietà privata è sacra”, aveva stentoreamente dichiarato Salvini. Non l’ha ascoltato nessuno.
Dicono che il governo sia “compatto”. Ci crediamo, per carità. Ma è impossibile non domandarsi quanto “compatta” sia la credibilità di Salvini con i suoi elettori.

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